Si chiama Patrol Line, ha sede ad Albavilla in provincia di Como, ed è uno dei tanti esempi di workers buyout che stanno riscattando il mondo imprenditoriale italiano.
Oggi, sulle pagine del Corriere della Sera, viene raccontata la storia di questa impresa lombarda, specializzata nella produzione di anti-furti, che in pochissimi giorni è riuscita a risollevarsi dal baratro del fallimento e a ripartire con una nuova forma giuridica, nuovi soci ed un capitale di diversa entità.
A inizio marzo 2015 la proprietà ha fatto sapere ai propri dipendenti di avere intenzione di chiudere l’azienda. Alla fine del mese i dipendenti si erano già organizzati per dare una vita ad una cooperativa con l’aiuto di Confcooperative Insubria.
In questa sede vi abbiamo raccontato tante esperienze simili a quelle della Patrol Line: la Berti di Tessera, la WBO Italcables ed il Birrificio Messina sono tutti workers buyout, ovvero cooperative nate dalle ceneri di un’azienda fallita e ricostruite sotto l’impulso dei lavoratori.
Sono gli ex dipendenti a mettere le risorse necessaria per far ripartire l’impresa. Nel caso di Patrol Line, come riporta il Corriere della Sera, i lavoratori hanno utilizzato le liquidazioni, gli anticipi di disoccupazione ed i propri risparmi.
In meno di un anno, raccontano i soci lavoratori della coop Patrol Line, sono riusciti a tenere il marchio e a far registrare degli utili, mantenendo i rapporti con i clienti ed ampliando l’attività all’estero. Vengono prodotti 500 antifurti per moto al giorno e 2.500 trasformatori al mese che sono venduti anche in Sud America, Tunisia, Marocco e Nord Europa.
Se c’è, dunque, una forma d’impresa resiliente alla crisi, è certamente quella cooperativa, lo dicono i dati ed i lavoratori stessi.
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