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La Cassazione conferma la stepchild adoption

22 Giugno 20162 min read

Un altro passo verso la stepchild adoption. La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza della Corte di Appello di Roma che nei mesi scorsi aveva accolto la domanda di adozione di una minore proposta dalla partner della madre, con lei convivente in modo stabile.

La sentenza emessa dalla Cassazione rappresenta una pronuncia storica per l’Italia, perché si tratta del primo caso di stepchild adoption ritenuto legittimo da un unioni_civili_cirinna_senatogiudice. Nel nostro paese la legge n. 184 del 1983 disciplina l’adozione in casi particolari, consentendo l’adozione del figlio del coniuge purché ci sia il consenso del genitore biologico e l’adozione risponda agli interessi del figlio.
In questo caso la prima sezione civile della Corte di Cassazione ha ritenuto che l’adozione “non determina in astratto un conflitto di interessi tra genitore biologico e il minore adottando, ma richiede che l’eventuale conflitto sia accertato in concreto dal giudice“.

La prima pronuncia su questo caso era avvenuta nel 2014 da parte del Tribunale dei Minori di Roma e confermata successivamente dalla Corte di Appello. La coppia in questione si era sposata in Spagna e aveva fatto ricorso alla procreazione eterologa assistita per avere un figlio.
Il Tribunale dei Minori aveva fornito un riconoscimento giuridico all’adozione, applicando nello specifico l’articolo 44 della legge n.184 del 1983 che fa riferimento al “superiore e preminente interesse del minore” come ragione principale per concedere l’adozione.
La Corte di Cassazione si appellata proprio a questo principio per confermare la sentenza precedentemente emessa.
Il 5 giugno è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge sulle unioni tra persone dello stesso sesso, nota anche come Legge Cirinnà, che colma un vuoto giuridico all’interno del nostro ordinamento in materia di unioni omosessuali.
La versione originaria del provvedimento disciplinava anche la stepchild adoption, prima che l’opposizione di alcune forze parlamentari costringesse i proponenti ad eliminare questo istituto.
È stata, però, concessa la possibilità ai singoli giudici di valutare caso per caso, permettendo così l’evoluzione giurisprudenziale sul tema. In questo senso la sentenza della Cassazione rappresenterà un punto di riferimento enorme per chi in futuro dovrà pronunciarsi in merito a situazioni simili.

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