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Il prestito ponte che salva la Grecia ma condanna Tsipras

16 Luglio 20152 min read

I 28 Stati membri dell’Unione Europea hanno approvato il prestito ponte da 7 miliardi di euro, finanziato attraverso l’Esm (Meccanismo europeo per la stabilità finanziaria), per consentire alla Grecia di saldare il proprio debito con la Bce.
Il paese ellenico deve corrispondere alla banca centrale europea 3,5 miliardi per evitare il default.

A questa cifra si aggiunge anche la decisione di aumentare la liquidità di emergenza per le banche greche per l’ammontare di 900 tsiprasmilioni di euro. Evidentemente l’accordo trovato nella giornata di lunedì e le riforme approvate questa notte dal Parlamento greco hanno cambiato notevolmente lo scenario.
Le finanze elleniche potranno avere qualche giorno di respiro, nella speranza che il terzo piano di aiuti internazionali ed i provvedimenti assunti dall’esecutivo (innalzamento dell’IVA, riforma pensioni, liberalizzazioni) possano dare una sforbiciata netta al debito greco.

Se da una parte l’accordo di questi giorni sembra aver salvato, almeno momentaneamente, la Grecia, dall’altra parte c’è la possibilità che possa essere letale per Tsipras.
All’interno di Syriza, infatti, il fronte di opposizione sta crescendo ora dopo ora. Nelle votazioni di ieri il Primo Ministro greco ha avuto bisogno dei voti dell’opposizione, registrando ben 38 dissidenti, tra i quali l’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, il ministro dell’Energia Panagiotis Lafazanis e il vice ministro del Lavoro Dimitris Stratoulis.
In questi giorni Tsipras sarà costretto ad effettuare un rimpasto della compagine governativa, ma non è detto che basti.
L’accordo accettato dal Primo ministro greco oltre a non essere andato giù a molti esponenti di Syriza, ha visto anche parecchi pareri contrari nell’opinione pubblica.
Per questo motivo sono sempre più probabili nuove elezioni che potrebbero svolgersi già a settembre, con i dissidenti pronti addirittura ad uscire dal partito e a formare un fronte autonomo.

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