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Giornata mondiale contro la violenza sulle donne: il 35% vittima di abusi

25 Novembre 20153 min read

Oggi, 25 novembre, è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne istituita dall’Onu con la risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999.
La data scelta ricorda il 25 novembre del 1960, quando le tre sorelle Mirabal, accusate di tramare contro il regime del dittatore Trujillo, furono brutalmente assassinate.

La comunità internazionale ha deciso da qualche anno ormai di promuovere azioni di sensibilizzazione per la parità di genere e contro la violenza sulle donne.
Nell’ultimo decennio è aumentata certamente la sensibilità nei confronti delle questioni di genere, con l’approvazione anche di numerose leggi sulla parità dei sessi.
violenza contro le donneCome riporta l’Onu sono 119 i Paesi che hanno approvato leggi sulla violenza domestica e 125 sul ‘sexual harrassment’ (le molestie a sfondo sessuale).
L’Italia ha inserito nel proprio ordinamento la Legge n. 119 del 15 ottobre 2013  sulla violenza contro le donne, la legge sullo stalking e la ratifica della Convenzione di Istanbul sulla lotta e la prevenzione agli atti di violenza, specie quelli che avvengono tra le mura domestiche.
Nonostante sia aumentato il numero di norme per tutelare questo tipo di situazioni, sono ancora poche le donne che denunciano gli abusi, soprattutto quelli di tipo domestico.
Come sottolineato dal rapporto Onu, in tutto il mondo il 35% delle donne ha subito una violenza fisica o sessuale ed i due terzi delle vittime di omicidi in ambito domestico sono donne.
In Italia la situazione non è migliore: secondo l’Istat sono 6 milioni 788 mila le donne che hanno subito nel corso della propria vita una violenza fisica o sessuale, corrispondenti al 31,5% del genere femminile tra i 16 e i 70 anni, quasi una su tre, e solo il 12% ha denunciato questo tipo di atti.

Il problema, dunque, non è solo di tipo giuridico, ma soprattutto culturale. Non è un caso che il tasso di disoccupazione sia più alto tra le donne, con una retribuzione che va dal 70% al 90% di quella degli uomini; il genere femminile, inoltre, ha enormi difficoltà ad arrivare nei ruoli apicali delle istituzioni, delle aziende e delle pubbliche amministrazioni.
Il problema della violenza e della subordinazione della donna ha, dunque, delle ripercussioni inevitabili nell’ambito lavorativo.
Solo attraverso una più accurata campagna di informazione, che parta dalle scuole primarie e finisca con le università ed i luoghi di lavoro, si può estirpare una convinzione culturale che limita di fatto lo sviluppo economico e sociale della comunità internazionale.

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