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Assemblea nazionale di Confcooperative: Sale il PIL, ma aumentano le fratture

19 Giugno 20233 min read

Le cooperative rappresentano una parte importante dell’economia sociale italiana, creano lavoro nel paese, pagano le tasse, distribuiscono la ricchezza e non la delocalizzano. Sono in grado di rispondere ai bisogni delle comunità e di portare servizi di welfare a milioni di italiani.

Rispondono ai bisogni delle comunità. Realizzano il 25% dell’agroalimentare Made in Italy. Rappresentano il 30% della distribuzione al consumo e al dettaglio, il 19,6% degli sportelli bancari e portano servizi di welfare a 7 milioni di italiani.

Le cooperative sono protagoniste dello sviluppo del Paese e sono l’ossatura di quella parte di economia sociale che si fa carico di aiutare l’Italia a crescere in modo sostenibile.

Tuttavia, c’è un problema che tende a metterle in difficoltà: il mismatch.

Il lavoro c’è mancano i lavoratori

C’è una disconnessione tra il lavoro disponibile e le competenze dei lavoratori. Molte imprese non riescono a trovare le figure professionali di cui hanno bisogno, anche se vorrebbero assumere nuove persone. Una situazione che potrebbe minare la competitività del paese, causando un costo pari all’1,2% del Pil e 21 miliardi di euro.

Il problema del mismatch è stato evidenziato anche dal Centro Studi Confcooperative, che ha affermato come una cooperativa su due non riesce a trovare le competenze di cui necessita: «Le nostre imprese occupano 540.000 persone, ne potrebbero assumere altre 30.000, ma non trovano professionalità, dal socio sanitario all’area tecnico scientifica, dall’agroalimentare al trasporto e ai servizi turisti e culturali». (Fonte Centro Studi Confcooperative)

Una possibile soluzione al mismatch potrebbe essere la formazione professionale, che permette ai lavoratori di acquisire le competenze necessarie per trovare lavoro. Ma questo non basta.

Ci sono ancora molti italiani che non riescono ad uscire dalla povertà, nonostante abbiano un lavoro.

Cresce il PIL più delle aspettative, ma aumentano le diseguaglianze

Secondo i dati dell’ISTAT ed Eustat, ci sono 3,8 milioni di lavoratori poveri che ricevono una retribuzione annuale uguale o inferiore ai 6.000 euro.

Inoltre, ci sono 1,9 milioni di famiglie in povertà assoluta e 2,9 milioni di famiglie in povertà relativa, che coinvolgono 8,8 milioni di persone.

La povertà riguarda anche l’istruzione con 500.000 giovani, più di 11 giovani su 100, nella fascia 18-24 anni, che abbandonano i percorsi di formazione senza aver conseguito un titolo di studio.

C’è poi la povertà sanitaria, che coinvolge il 12% degli italiani che nel 2022 hanno scelto di non curarsi per mancanza di disponibilità economica pur avendone bisogno per risorse economiche scarse.

Infine, c’è la povertà abitativa, circa 3 milioni di famiglie vivono nel sovraffollamento e lo indicano come il principale fattore di tensione e di criticità per la propria condizione personale. Il fenomeno riguarda 1,8 milioni di famiglie che vivono in affitto, il 35,6% del totale e 1 milione di famiglie proprietarie.

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