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La Gran Bretagna lascia l’Ue ma la Brexit non sarà immediata

24 Giugno 20165 min read

La Gran Bretagna uscirà dall’Unione Europea. È questo il responso del referendum andato in scena ieri che ha visto il successo del fronte favorevole al “Leave” con il 51,8% dei voti.  

Per la prima volta nella storia, dunque, un paese membro uscirà dall’Unione, un evento che potrebbe causare un vero e proprio effetto domino tra le nazioni maggiormente euro-scettiche.
brexitGli effetti della Brexit sull’economia e sulla finanza britannica sono stati subito catastrofici. Il valore della sterlina è letteralmente sprofondato, perdendo cinque punti percentuali sul dollaro ed arrivando a quota 1,33. Come era facile immaginare, siamo di fronte alla fluttuazione negativa più grande della storia della valuta britannica e gli scenari futuri non sono certo migliori.
Anche i principali listini europei hanno aperto con perdite tra il 4 ed il 8%, spaventando tutti gli investitori e le imprese che hanno sede legale nel Regno Unito.
Un’altra rivoluzione avverrà sulla scena politico-istituzionale. Il premier Cameron, schieratosi per il “Remain”, ha già annunciato le proprie dimissioni. Secondo il leader dei Tories sarà necessario un nuovo Governo quando ad ottobre inizieranno i negoziati con Bruxelles per determinare le modalità di uscita dall’Ue.

Al momento è difficile ipotizzare se verrà formato un esecutivo composto tra i membri del Partito Conservatore e del Labour favorevoli alla Brexit o se saranno necessarie nuove elezioni. La certezza è che la fuoriuscita dall’Unione Europea porrà il Regno Unito difronte ad ulteriori questioni politiche.
Una di queste è la possibile crescita esponenziale dell’Ukip di Nigel Farage che ha fatto dell’euroscetticismo la propria base ideologica.
Ma la Gran Bretagna sarà chiamata a fronteggiare anche le questioni legate alla Scozia e all’Irlanda del Nord, paesi nei quali ha vinto piuttosto nettamente il fronte del “Remain”. Non è affatto da escludere, infatti, che possano chiedere un referendum per la propria indipendenza e per rientrare così nell’Unione Europea.

C’è un aspetto, però, da non sottovalutare. La Gran Bretagna per uscire dall’Ue dovrà appellarsi all’articolo 50 del Trattato di Lisbona che recita:

Ogni Stato membro può decidere, conformemente alle proprie norme costituzionali, di recedere dall’Unione.
Lo Stato membro che decide di recedere notifica tale intenzione al Consiglio europeo. Alla luce degli orientamenti formulati dal Consiglio europeo, l’Unione negozia e conclude con tale Stato un accordo volto a definire le modalità del recesso, tenendo conto del quadro delle future relazioni con l’Unione. L’accordo è negoziato conformemente all’articolo 218, paragrafo 3 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Esso è concluso a nome dell’Unione dal Consiglio, che delibera a maggioranza qualificata previa approvazione del Parlamento europeo.

La Gran Bretagna dovrà così comunicare formalmente al Consiglio Europeo l’intenzione di lasciare l’Ue. Il processo di uscita, però, non sarà affatto immediato.
Come accennato in precedenza Londra e Bruxelles dovranno trovare un accordo per stabilire le modalità di uscita.
Il Trattato di Lisbona individua questo arco temporale in due anni, ma in realtà i negoziati potrebbero durare molto di più.
Le due parti dovranno trovare un accordo su diversi punti estremamente critici, soprattutto quelli riguardanti la politica economica e l’immigrazione. Basti pensare che al momento negli altri paesi dell’Unione Europea vivono 1,2 milioni di cittadini britannici e che nel Regno Unito ci sono più di 3 milioni di cittadini non britannici.
Dai contenuti dell’accordo sulle politiche migratorie dipenderà, dunque, il destino di tante persone ed imprese che operano sul territorio europeo.
Per abbreviare i tempi, però, la Gran Bretagna potrebbe ricorrere all’articolo 62 comma 1 della Convenzione di Vienna che consente la rottura di un Trattato in caso di “radicale cambiamento delle circostanze” rispetto a quelle esistenti al momento della firma del Trattato stesso. Il referendum di ieri ed un eventuale cambiamento di Governo potrebbero rappresentare dei fattori sufficienti per invocare questo principio, in tal caso la fuoriuscita dall’Ue potrebbe avvenire in un periodo di tempo di soli tre mesi.

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