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Approvato il nuovo Decreto Lavoro. Gamberini: “Bene taglio del cuneo fiscale, bisogna però renderlo strutturale”

4 Maggio 20235 min read

Il 1° maggio è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il tanto atteso Decreto Lavoro, un decreto legge che presenta diverse novità e prevede una serie di misure di inclusione sociale e lavorativa, revisione dei contratti di lavoro subordinato e riduzione del cuneo fiscale.

Cosa prevede il Decreto?

Per quanto riguarda la riduzione del cuneo fiscale in favore dei lavoratori dipendenti con redditi fino a 35.000 euro lordi annui e viene innalzato l’esonero parziale sui contributi previdenziali per l’indennità, la vecchiaia e i superstiti a carico dei lavoratori dipendenti.

Il provvedimento prevede anche l’incremento della soglia dei Fringe benefit esclusivamente per i lavoratori dipendenti con figli a carico e l’estensione ai genitori vedovi della maggiorazione dell’assegno unico prevista per i nuclei familiari in cui entrambi i genitori sono occupati.

A partire dal 1 gennaio 2024 sarà introdotta anche una nuova misura di integrazione al reddito in favore dei nuclei familiari che comprendano una persona con disabilità, un minorenne o un ultra-sessantenne e che siano in possesso di determinati requisiti.

Per favorire l’occupazione giovanile sono previsti incentivi per i datori di lavoro che assumono giovani sotto i 30 anni e viene introdotto un contributo per i soggetti di età compresa tra i 18 e i 59 anni in condizione di povertà assoluta.

Il Decreto apporta anche alcune modifiche alla disciplina del contratto di lavoro a tempo determinato, variando le causali che possono essere indicate nei contratti di durata prevista tra il 12/24 mesi, per consentire un uso più flessibile di tale tipologia contrattuale, mantenendo comunque fermo il rispetto della direttiva europea sulla prevenzione degli abusi.

Infine, verrà istituito un Fondo per i familiari degli studenti vittime di infortuni in occasione delle attività formative e vengono introdotte disposizioni in materia di condivisione dei dati per il rafforzamento della programmazione dell’attività ispettiva e di vigilanza.

Le dichiarazioni del presidente di Legacoop Simone Gamberini

Secondo Gamberini, il taglio del cuneo fiscale è una misura positiva, che deve però essere resa strutturale e per far recuperare il potere d’acquisto ai lavoratori, bisogna detassare gli aumenti contrattuali per la durata di vigenza dei contratti collettivi appena stipulati.

Inoltre, il Presidente di Legacoop, si è detto preoccupato per l’aumento dei tassi di interesse, che rendono più oneroso il debito e comprimono l’accesso al credito per le imprese. Pertanto, è necessario defiscalizzare gli investimenti per la transizione digitale e verso gli obiettivi di sostenibilità.

Per quanto riguarda i contratti a termine, Gamberini ha sottolineato «di fatto viene accolta una richiesta che da tempo la cooperazione porta avanti, ovvero il rinvio alla contrattazione collettiva per la definizione di ulteriori causali in aggiunta a quelle previste dal cosiddetto Decreto Dignità. Anche se restano alcuni dubbi, da verificare una volta che sarà reso noto il testo definitivo, relativi alla portata della contrattazione (se nazionale, territoriale o aziendale) e alla possibilità di redigere, in assenza di contrattazione collettiva, patti individuali che si potrebbero prestare facilmente a fenomeni di abuso».

Sul reddito di cittadinanza, Gamberini ha evidenziato che, sebbene ci fossero alcune perplessità nell’organizzazione dello strumento, ha svolto una funzione importante di sostegno al reddito negli ultimi anni.

Infine, riguardo allo strumento che andrà a sostituire il reddito di cittadinanza dal prossimo anno, il Reddito di Inclusione, Gamberini ha espresso che: «permangono forti perplessità sulla definizione di congruità, con la previsione che il destinatario abile al lavoro debba accettare la proposta in qualsiasi area del Paese purché sia rispettato il minimo del Ccnl applicato. Il reddito di inclusione, inoltre, dovrebbe essere valutato congiuntamente con lo “Strumento di Attivazione”, unico residuo delle originali velleità di considerare l’allora RdC uno strumento per le politiche attive del lavoro che, per essere efficaci, hanno bisogno di ben altri interventi».

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