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Pil pro capite Italia (dati Istat): divario enorme tra Nord Ovest e Sud, Calabria all’ultimo posto!

9 Febbraio 20153 min read

I dati sono relativi all’anno 2013, ma rimangono comunque inquietanti. Le elaborazioni fornite dall’Istat sul Pil pro capite raccontano un’Italia con notevoli diseguaglianze tra Nord e Sud e con un impoverimento generale della propria popolazione.
Nulla che non fosse già a conoscenza dei cittadini, ma analizzare nel dettaglio i dati ci aiuta a capire l’entità delle storture dell’economia italiana.

notifica_postaNel 2013 il Pil pro capite del Meridione è pari a 17,2 mila euro, mentre quello della macro-regione italiana più ricca, ovvero il Nord Ovest, è di 33,5 mila euro. Una differenza enorme (il dato del Sud è inferiore del 45,8% rispetto a quello del Nord Ovest) tra due realtà operanti sotto la stessa bandiera.
Il divario non è inferiore se rapportato ad altre aree del nostro paese. Il Pil pro capite del Nord Est, ad esempio, è di 31,4 mila euro, mentre quello del Centro è di 29,4 mila euro.
Il Meridione si conferma, dunque, il fanalino di coda dell’Italia e, cosa ancora più grave, la differenza tra Nord e Sud sembra destinata ad allargarsi piuttosto che a restringersi.
In un contesto, come quello italiano, che fatica a competere su scala globale, troviamo una realtà interna che si rivela incapace di stare al passo con il resto del paese e di colmare il gap accumulato in anni di storia.

Se analizziamo i dati nel dettaglio, troviamo disparità ancora più marcate tra le regioni del nostro paese.
Un dato emblematico viene dal confronto tra i territori più ricchi (la provincia autonoma di Bolzano e la Lombardia) e quelli più poveri (la Calabria).
Il Pil pro capite della regione calabrese è di 15,5 mila euro, dunque sotto la media dell’intero Meridione.
Quello della provincia di Bolzano è, invece, pari a 39,8 mila euro, il 61% in più rispetto al dato calabrese.
La situazione, dunque, è drammatica, senza voler forzare i termini.

Il reddito percepito dai cittadini subisce, inoltre, il peso della tassazione. Sempre secondo i dati forniti dall’Istat, il costo medio di un lavoratore dipendente per un’impresa è di 30.953 euro l’anno.
Di questa cifra solo il 53,3%, ovvero 16,498 euro, rappresenta la retribuzione netta del lavoratore. Tutto il resto viene pagato dal datore di lavoro o dal dipendente sotto forma di contributi sociali o altro tipo di imposte.
La liquidità a disposizione dei cittadini è, dunque, abbastanza bassa.
Non a caso, sempre l’Istat ha calcolato che il 25,8% degli italiani percepisce un reddito lordo annuo inferiore ai 10mila euro ed il 54% guadagna una cifra compresa tra i 10.000 ed i 30.000 euro l’anno.
Questi dati testimoniano perfettamente l’impoverimento complessivo generato dalla crisi, che riguarda trasversalmente tutto il mondo ed interessa da vicino l’Italia e le sue macro-regioni più arretrate come il Mezzogiorno.

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