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Startup: i cinque errori da non commettere

10 Febbraio 20164 min read

L’universo delle startup è certamente una realtà affascinante, un mondo che appassiona tanti giovani nella speranza, un giorno, di poter realizzare la propria idea d’impresa.

Anche l’Italia sta abbracciando in maniera sempre più convinta l’ecosistema innovativo, provando a creare un contesto normativo favorevole all’apertura di nuove startup, ma ancora non pienamente attraente dal punto di vista del private equity.
startup erroriLa maggior parte dei finanziamenti arrivano da bandi pubblici o da risorse derivanti dal proprio cerchio di conoscenze, il che porta spesso le startup a fallire dopo pochi anni, se non addirittura a chiudere i battenti dopo un solo anno di attività.
Rifugiarsi, però, dietro lo scoglio della difficile reperibilità dei finanziamenti può diventare un alibi.
Ci sono, infatti, tanti errori che i giovani startupper commettono durante i suoi primi anni di attività. Del resto l’errore fa parte di un percorso naturale, sia nella vita che nel mondo imprenditoriale, specie se l’imprenditore in questione è alle prime armi.
Vi proponiamo, allora, cinque tra gli errori più comuni commessi dalle startup:

  • Perdere il contatto con i consumatori: una startup nasce, prima di tutto, da un’esigenza dei consumatori.
    Fa parte delle regole basilari del mercato: un prodotto o un servizio deve soddisfare necessariamente un bisogno, senza di esso è difficile vendere un’idea per quanto possa apparire affascinante o comunicata bene.
    Molte startup spesso perdono il contatto con la realtà del mercato, concentrandosi su altri aspetti, uno su tutti il reperimento dei finanziamenti necessari per sostenere l’attività dell’azienda.
  • Non delegare: una startup è prima di tutto un gruppo di persone, ciascuno con idee e competenze diverse. Riuscire a far convivere in maniera proficua un gruppo o una squadra non è un’impresa facile.
    Per questo motivo è fondamentale effettuare una buona divisione del lavoro e soprattutto saper delegare. Aldilà delle quote di partecipazione ad una società, un’azienda deve essere in grado di delegare e di distribuire le funzioni in maniera equilibrata e ragionevole.
  • Essere impazienti: lavorare in una startup è sicuramente cool, ma non porta al successo immediato. I primi anni sono tremendamente difficili per chi si affaccia a questo mondo, specie in un contesto come quello italiano non ancora permeabile alle idee più innovative.
    Per questo motivo è fondamentale saper guardare in una dimensione di lungo periodo ed evitare di effettuare scelte rischiose per il semplice desiderio di “arrivare” il prima possibile.
  • Non assumere le persone giuste: questo aspetto è direttamente collegato alla capacità di delega. Una startup non è costituita solo dai suoi fondatori, ma anche da chi viene selezionato da questi ultimi per portare avanti l’idea d’impresa.
    Alcune realtà sottovalutano il processo di selezione del personale, pensando di poter gestrire l’azienda da soli. In realtà è fondamentale trovare le risorse migliori sul mercato investendo in competenze e capitale umano.
  • Non raccontare la propria storia: dietro una startup c’è sempre una storia da raccontare, costituita da rapporti umani, esperienze di vita o interessi di lavoro.
    Lo storytelling è diventato un aspetto essenziale dell’ecosistema innovativo, raccontare la propria storia significa instaurare un rapporto di trasparenza con i consumatori. Ovviamente questo non deve condizionare la realizzazione del progetto.

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