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Intervista a Gianluca De Martino – Dataninja

15 Aprile 20164 min read

Avete svolto un’analisi molto interessante sui beni confiscati, confrontando anche i dati con quelli del 2013. Volevamo sapere quali sono i principali risultati di quest’indagine?

La principale indagine che abbiamo condotto con “Confiscati Bene fase 2”, perché la prima c’era stata nel 2014, è stata quella di verificare qual era lo stato dei beni confiscati in Italia e possiamo dire che negli ultimi 3 anni il numero è raddoppiato rispetto a quello che c’era stato nei quasi 30 anni precedenti. Ci sono alcune zone d’Italia che si sono popolate di beni confiscati, parlo ad esempio del Lazio che ha visto crescere notevolmente sia in virtù di Mafia capitale ma anche di altre inchieste in provincia di Latina ad esempio, sia alcune regioni del centro Italia come le Marche o l’Abruzzo, ma anche del nord come lo stesso Piemonte o la Lombardia. C’è stato uno spostamento, un aumento, principalmente nelle regioni del centro-nord e un andamento costante per le regioni del centro-sud e delle isole, dove c’è una mafia natia, una mafia composta dalla Sicilia, dai clan del napoletano che poi sono andati a spostarsi verso l’estero.

Quali sono, invece, le difficoltà principali che incontrate quando vi confrontate con la Pubblica Amministrazione, anche dal punto di vista del filtro dei dati che poi dovrete andare a fare?

Le principali difficoltà riguardano, appunto, la qualità dei dati, perchè non sono in formato aperto ed è necessaria un’attività di scraping, di estrazione dei dati da tabelle in pdf o da report. Con la collaborazione e la disponibilità dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati (ANBSC) abbiamo ottenuto dei file puliti, da questo punto di vista, anche se chiediamo, ancora una volta, che ci siano dei dati molto più specifici sui beni confiscati. Noi chiediamo che siano indicati, ad esempio, gli indirizzi di ogni singolo bene in modo tale da attivare un processo virtuoso anche di controllo di quello che avviene. Molto spesso, purtroppo, anche da relazioni della DNA si è percepito che i beni confiscati rimanevano della disponibilità dei mafiosi ed avere l’occhio vigile dei cittadini ma anche delle autorità sul singolo bene in una determinata via può dare modo di una maggiore efficacia alla confisca dei beni.

Prima parlavi di dati in formato aperto, quali passi in avanti dovrà fare l’Italia da qui ai prossimi anni per migliorare questo aspetto? Perché ancora, sia i cittadini che gli enti di ricerca ed università trovano difficoltà nell’accesso a questi dati.

La trasparenza nel settore dei beni confiscati può dare vita ad un circuito virtuoso fatto di giovani che intraprendono attività in cooperativa o altro e dare una nuova vita ai beni confiscati.

Innanzitutto l’ANBSC dovrà rilasciare in formato aperto i dati che ha nella sua disponibilità. Il secondo passaggio riguarderà i comuni perché, dopo la destinazione dei beni confiscati ai comuni, i comuni hanno l’obbligo in base alla legge sulla trasparenza del 2013 di pubblicare sul proprio sito tutto il patrimonio disponibile e indisponibile e nel patrimonio indisponibile figurano anche i beni confiscati. Molti comuni non lo fanno. Noi ci siamo attivati con “Confiscati Bene” per richieste di accesso a civico e dopo le nostre richieste, quelle dei cittadini e della community, alcuni comuni si sono attivati per pubblicare l’elenco. La trasparenza nel settore dei beni confiscati può dare vita ad un circuito virtuoso fatto di giovani che intraprendono attività in cooperativa o altro e dare una nuova vita ai beni confiscati.

 

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Giovanni Centrella

La fotografia è la mia più grande passione, mi sono formato in un corso di fotogiornalismo e documentario, che è stata un'intensa esperienza di vita, oltre che professionale. Lavoro quotidianamente per migliorare la mia tecnica e cogliere quello che spesso non si vede; ho allargato i miei orizzonti al video (sempre restando fedele alla mia reflex) e da qualche tempo piloto un drone per guardare il mondo da un altro punto di vista.

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