Il 3 e il 4 marzo si è tenuto a Roma, presso l’Auditorium Parco della Musica, il 41° Congresso Nazionale di Legacoop.
La prima giornata si è aperta con i messaggi istituzionali di buon congresso da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e della Premier Giorgia Meloni.
A seguire l’intervento del presidente Legacoop Mauro Lusetti che dopo 9 anni ha lasciato il suo incarico, cedendo il posto a Simone Gamberini.
Presenti all’evento anche Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative e di Alleanza delle cooperative, Giovanni Schiavone, presidente AGCI e co-presidente di Alleanza, don Luigi Ciotti, presidente dell’Associazione Libera.
Durante la tavola rotonda “Il PNRR nella sfida della sostenibilità”, si sono confrontati Giovanna Barni, presidente di CulTure Media; Alessandro Hinna, presidente di Consorzio Nazionale Servizi; Pierluigi Stefanini, presidente di Asvis; Irene Tinagli, presidente della commissione Affari economici al Parlamento europeo; Alberto Bagnai, vice presidente della commissione Finanze della Camera.
All’evento sono intervenuti anche il ministro per le Politiche Ue e il PNRR, Raffaele Fitto, il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e la ministra del Lavoro Elvira Calderone che ha definito la cooperazione come “il punto d’incontro tra esigenze delle imprese e delle persone ed è in grado di rispondere bene alle crisi”. L’innovazione, inclusione, le politiche di genere sono vostre peculiarità che abbraccio in pieno”, ha continuato, aggiungendo che il workers buyout “è uno strumento centrale: bisogna studiare insieme strategie che consentano al wbo di essere uno strumento difensivo in caso di crisi d’impresa e in parallelo nel caso di passaggio generazionale”.
“Altro strumento che considero molto importante- ha dichiarato– è la cooperazione sociale che consente alle persone svantaggiate di entrare nel mercato del lavoro: va rivitalizzato per la sua importanza”.
Ma cosa sono i Workers buyout?
Con il termine Workers buyout si intendono tutte quelle cooperative nate per iniziativa dei dipendenti che rilevano l’azienda in crisi riuscendo in questo modo a mantenere un’attività produttiva e il proprio posto di lavoro.
Negli ultimi anni segnati dalla pandemia e dalla crisi in Italia molte realtà industriali non riescono a sopportare i costi in continuo aumento , ad avere un buon cambio generazionale e sono così destinate alla chiusura.
Quali sono i benefici dei workers buyout?
Il workers buyout produce una serie di benefici sia per i lavoratori, che per le istituzioni e il territorio.
Attraverso il workers buyout, i lavoratori creano un’alternativa occupazionale.
Salvaguardano il know how acquisito nel tempo, che potrebbero disperdersi e rendersi irrecuperabili, poiché la scomparsa di un’azienda implica non solo la perdita di posti di lavoro, ma anche la dispersione di conoscenze e competenze acquisite negli anni.
Permettono di attivare sviluppi aziendali sostenibili e promuovere un piano di sviluppo adeguato a quelle che sono le esigenze dell’impresa.
Molte volte, poi, vanno a tutelare una produzione tipica, che altrimenti andrebbe perduta, oppure assicurano in un’area geografica la permanenza di un’impresa che tradizionalmente appartiene a un certo territorio.
In Italia le società cooperative esito di WBO attualmente attive impiegano oltre 4 mila dipendenti e generano un fatturato totale di circa 490 milioni di euro.
Trasformare un’impresa in una cooperativa attraverso il WBO è un percorso importante, da non sottovalutare. Il modello cooperativo, coniugando innovazione e lavoro con etica, solidarietà e sostenibilità si è rivelato molto efficace nel salvaguardare e costruire molti posti di lavoro, mantenendo stabile il tasso occupazionale e di essere una valida alternativa al modello capitalistico.
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