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Welfare: la cooperazione siciliana scende in piazza

12 Aprile 20162 min read

Il welfare in Sicilia si trova in una situazione di grave crisi economica. Ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione e gare al massimo ribasso hanno portato diverse cooperative a chiudere i battenti. 

Qualche mese fa l’Alleanza delle Cooperative Sicilia aveva lanciato l’allarme con una conferenza stampa congiunta dei presidenti di Legacoop e Confcooperative.
Oggi la situazione è, se possibile, ancora più preoccupante, tanto da portare Legacoop sociali e Federsolidarietà a scendere in piazza per manifestare la propria fiducia consumatoripreoccupazione visto lo stato della cooperazione sociale in Sicilia.
Si tratta di un settore che può contare su oltre 20.000 addetti e che fornisce assistenza a 2.630 disabili mentali, 3.600 minori nativi, 4.300 minori stranieri non accompagnati, 2.500 anziani in case di riposo e comunità alloggio, 3.000 anziani a domicilio, 800 anziani in RSA.
La cooperazione rappresenta in Sicilia, così come in molte altre regioni d’Italia, il principale strumento di assistenza alle persone svantaggiate, un modello di welfare decentralizzato che può rappresentare il futuro del sociale italiano.

Le coop sociali siciliane devono confrontarsi, però, con gravi problemi di accesso al credito, dovuti in molti casi al ritardo dei pagamenti della Pa. Il sistema di welfare siciliano rischia così di non assicurare ai propri cittadini i livelli essenziali delle prestazioni sociali.
Per questo motivo Legacoop sociali Sicilia e Federsolidarietà Sicilia hanno organizzato un sit-in di protesta per domani davanti la sede dell’assessorato alle Politiche sociali.
Le organizzazioni di rappresentanza delle coop chiederanno alla Regione di “intervenire affinché gli enti locali paghino in maniera regolare e con una tempistica non oltre i 60 giorni, le rette per l’assistenza residenziale; non operino, per obiettivi di bilancio, a rinviare i costi delle comunità alloggio a debiti fuori bilancio; intervenire affinché le spese per lo politiche sociali che afferiscono all’assistenza residenziale e domiciliare, vengano escluse dal Patto di stabilità e derogano all’ordine cronologico dei pagamenti rispetto ai fornitori ordinari; scongiurare l’attuale ricorso alla contrattazione delle rette per i servizi sociali, alla strumentalizzazione del lavoro, nero, del volontariato per garantire servizi sociali assistenziali con continuità e professionalità, per rivedere i sistemi di affidamento dei servizi sociali”.

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