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Welfare aziendale: quale futuro dopo la Legge di Stabilità?

28 Ottobre 20163 min read

L’ultima Legge di Stabilità ha inserito delle agevolazioni per le imprese che implementano piani di welfare aziendale. Le aziende che decidono di integrare il salario dei propri lavoratori attraverso benefit come le visite mediche, i viaggi ricreativi o il pagamento delle rette scolastiche, possono usufruire di un fisco favorevole.

La prossima finanziaria continuerà su questa scia, rafforzando le agevolazioni sul welfare aziendale. I risultati della sperimentazione inaugurata un anno fa sono popolazione-europastati positivi. La ricerca “Il futuro del welfare aziendale dopo la Legge di Stabilità 2016“, realizzata dalla società Welfare Company, ha indagato sugli effetti delle misure contenute nelle scorsa finanziaria. Sono stati intervistati 335 direttori e manager del settore HR di imprese provenienti da tutta Italia.
Di questi il 71% dichiara di avere adottato piani di welfare aziendale. Si tratta soprattutto di imprese di grandi dimensioni, con più di 500 dipendenti.
Lo studio evidenzia infatti che i nuovi benefit assistenziali di natura aziendale sono diffusi soprattutto nelle grandi aziende del Nord. Nelle PMI e nelle realtà meridionali sono pochi gli imprenditori che adottano piani di welfare aziendale, soprattutto per i costi eccessivi in termini economici ed organizzativi.
Gli incentivi presenti nella Legge di Stabilità, dunque, non hanno contribuito a ridurre il gap economico tra le piccole e le grandi aziende, almeno in termini di servizi forniti ai propri dipendenti.
C’è comunque la volontà di cambiare strategia nei prossimi anni piani, soprattutto se rimarrà questo quadro fiscale. Il 33% dei manager intervistati ha dichiarato che nei prossimi mesi avvierà forme di sperimentazione di welfare aziendale, mentre il 40% implementerà i servizi offerti.

Nonostante le differenze geografiche e quelle relative alla dimensione aziendale, sembra sia cambiata la prospettiva e che le aziende ritengano il welfare aziendale fondamentale per migliorare il clima interno e la soddisfazione dei lavoratori. Questi ultimi, infatti, spesso preferiscono ricevere un biglietto per una partita di calcio o per un concerto piuttosto che un premio di produttività in denaro.
Le prestazioni integrative sono diventate un vero e proprio scambio economico tra lavoratore e datore di lavoro.
I benefit più diffusi continuano ad essere la mensa aziendale ed i buoni pasto, seguiti da quelli relativi alla flessibilità oraria e il part-time (50% delle aziende intervistate)assistenza sanitaria (presente nel 42,5% delle aziende), convenzioni e agevolazioni al consumo (35,2%), permessi di paternità (25%), benefit per lo studio e l’eduzione dei figli (23,3%) e smart working (23%).
Quanto, invece, alle modalità di erogazione, un’impresa su due effettua un accordo con un singolo fornitore mentre solo il 7% fornisce questi servizi internamente.

 

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