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Villaggio carcere: le cooperative sociali come modello virtuoso di rieducazione dei detenuti

24 Aprile 20154 min read

Si è svolta nella giornata di ieri, presso il Palazzo della Cooperazione a Roma, l’iniziativa dal titolo ““Per rieducare un carcerato ci vuole un villaggio”, organizzata dall’Alleanza delle Cooperative sociali, Cdo Opere Sociali e Forma.
Il tema centrale del confronto è stata la riforma del sistema penitenziario. I partecipanti si sono interrogati su quali siano gli strumenti migliori per il recupero del detenuto, tenendo conto anche delle limitate risorse di cui dispongono le strutture carcerarie.
Ha introdotto i lavori Giuseppe Guerini, presidente dell’Alleanza delle Cooperative sociali; sono intervenuti nel corso dell’evento Andrea Orlando (Ministro della Giustizia), Luigi Bobba (Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali), Gabriele Toccafondi (Sottosegretario al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca), Edoardo Patriarca (Parlamentare e presidente Centro Nazionale per il Volontariato di Lucca).

villaggio carcereLe cooperative sociali hanno svolto in questi anni uno straordinaria attività di rieducazione dei detenuti, probabilmente migliore di qualsiasi altro agente sociale.
Ad ammetterlo è lo stesso ministro della Giustizia Andrea Orlando: «Le cooperative sono l’attore più idoneo a realizzare gli interventi per il lavoro nelle carceri e a creare il ponte con il dopo carcere per l’inserimento lavorativo». Sono molti i progetti delle imprese sociali italiane che si pongono come obiettivo una maggiore integrazione sociale del carcerato una volta scontata la sua pena.
Tra i più rilevanti ci sono, appunto, quelli che forniscono ai detenuti un lavoro da compiere mentre sono in carcere, in modo non vivere l’esperienza di detenzione come un mondo a sé stante rispetto alla realtà circostante.
Sono intervenuti nel corso dell’evento numerosi carcerati che hanno vissuto la positiva esperienza di lavorare in una cooperativa durante il periodo di detenzione. Alcuni esempi sono quelli forniti dalle cooperative sociali Men at Work di Roma ed Il Germoglio di Sant’Angelo dei Lombardi (Avellino), ma anche quelle di don Claudio Burgio dell’associazione Kayròs e del carcere minorile Beccaria di Milano.
Sono tutti testimonianze significative di come sia possibile realizzare il cosiddetto “villaggio carcere”, ovvero un universo comunitario costituito da rapporti reciproci di solidarietà, in cui ognuno svolge una funzione al servizio della collettività.

«Siamo pronti a dare il nostro contributo agli “Stati generali sul carcere”. Il nostro impegno è rinforzare l’alleanza con le istituzioni per realizzare in ogni carcere d’Italia esperienze lavorative finalizzate al recupero del detenuto. I dati sulla recidiva parlano chiaro: tra i detenuti che non svolgono programmi di reinserimento la recidiva sfiora il 90%, mentre tra i detenuti che seguono questo percorso la recidiva si riduce alla soglia del 10%» ha dichiarato Giuseppe Guerini, presidente dell’Alleanza delle Cooperative sociali.
L’impegno del mondo della cooperazione sociale sarà sempre più forte per dimostrare come la rieducazione sia più efficace della punizione e che quello proposto dalle coop sociali è un modello virtuoso, poiché mette al centro il detenuto in quanto persona.
L’eliminazione della recidiva, inoltre, fortemente voluta dall’Alleanza delle Cooperative sociali, può portare ad un risparmio di circa 210 milioni di euro per le casse dello Stato. Sarebbe una vera e propria manna dal cielo per un sistema, quello carcerario, che cerca di operare tra mille difficoltà di natura economica.

 

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