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Unione Europea: più flessibilità e maggiore liquidità. Italia adesso tocca a te!

14 Gennaio 20152 min read

Il momento della svolta, per l’Europa e soprattutto per l’Italia. Il mese di gennaio rischia di diventare uno snodo importante per il futuro dell’unione economica e monetaria.
Il primo passo è stato fatto ieri. La Commissione europea ha deciso di allentare la presa sugli obiettivi di bilancio: saranno concesse limitate deviazioni in nome di investimenti e riforme mirate.
Per carità, nessun revisionismo! La stretta dei conti pubblici continuerà ed i parametri di Maastricht rimarranno il punto di riferimento delle politiche di bilancio dei paesi membri.
La parola chiave sarà un’altra: maggiore flessibilità. L’avevano chiesta Renzi ed Hollande e alla fine l’hanno ottenuta.
Italia e Francia avranno un margine di manovra più ampio, purchè si mantengano entro il 3% del rapporto Pil/debito e attuino un sistemico piano di riforme.

renziMa le notizie positive non si fermano qui. Il 22 gennaio sarà un’altra data fondamentale. Quel giorno la Bce deciderà le misure di politica monetaria da adottare e si fa sempre più strada l’ipotesi dell’acquisto dei titoli di stato dei paesi membri.
La Banca Centrale Europea entrerà in campo con decisione, immettendo moneta sul mercato. Il cosiddetto quantitative easing è una misura richiesta a gran voce dai paesi in maggiore difficoltà come Italia, Francia e Belgio. La Germania, invece, mostra una minore indulgenza nei confronti dei suddetti stati, tant’è vero che i membri tedeschi del consiglio direttivo della Bce sembrerebbero intenzionati a votare contro il provvedimento.
Draghi, però, sembra voler andare avanti per la propria strada. Bisogna arrestare la recessione e la deflazione.
Urgono, dunque, misure di politica monetaria eccezionali, che vadano oltre i veti posti dai singoli paesi.

Si prospetta un’opportunità unica per l’Italia. Il giudizio della Commissione sulle misure adottate per ridurre il disavanzo ormai non spaventa più di tanto. Il nostro paese può attuare una politica di investimenti senza doversi preoccupare in maniera eccessiva dell’occhio severo di Bruxelles.
Fallire anche in questa circostanza sarebbe davvero deleterio per il futuro italiano all’interno dell’unione economica e monetaria.

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