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Un prestito di 20 anni per i pensionamenti anticipati

15 Giugno 20162 min read

La proposta del Governo in materia di pensionamenti anticipati farà molto discutere perché coinvolge le banche e rischia di togliere ingenti somme di denaro a chi deciderà di concludere in via anticipata il proprio rapporto di lavoro. 

Lo Stato italiano, come più volte sottolineato dal Ministro del Lavoro Giuliano Poletti e dal Ministro dell’Economia Piercarlo Padoan, non può sostenere un sistema di flessibilità in uscita. La disoccupazione giovanile in Italia, però, ha raggiunto livelli insostenibili (36,9% ad pensione-anticipataaprile 2016), ragion per cui è necessaria una misura che incentivi il turnover generazionale.
Per questo motivo l’esecutivo sta studiando da mesi un sistema di flessibilità in uscita fino ad arrivare alla proposta definitiva del sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri Tommaso Nannicini.
Il nuovo istituto si chiamerà Ape, acronimo che sta per Anticipo Pensionistico, e prevede l’uscita anticipata dal rapporto di lavoro per quei dipendenti cui mancano tre anni per raggiungere l’età pensionabile.

Non sarà, però, lo Stato a versare l’assegno pensionistico fino al raggiungimento dei requisiti anagrafici; al contrario sarà il lavoratore a dover chiedere un prestito ad un istituto finanziario scelto dall’Inps.
La durata del prestito dovrebbe essere di 20 anni con un tasso di interesse che ancora non è stato definito. Chi deciderà, dunque, di andare in pensione anticipatamente sarà costretto a pagare delle rate che finiranno per ridurre inevitabilmente il proprio assegno pensionistico.
Secondo uno studio effettuato dalla Uil, infatti, applicando un’indicizzazione del trattamento previdenziale pari all’1% per ogni anno e un tasso d’interesse del 3,5%, un lavoratore che percepisce una pensione di mille euro al mese lordi dovrebbe perdere circa 898 euro l’anno, corrispondente al 6,9% dell’importo percepito su base annua.

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