La class action contro Uber, portata avanti dagli autisti americani di California e Massachusetts, ha partorito un accordo da 100 milioni di euro che dovrebbe calmare le acque, almeno per il momento.
Uber ha così deciso di accettare un compromesso che le consentirà di non presentarsi in aula il prossimo giugno, per un processo che avrebbe potuto cambiare i connotati dell’azienda in maniera radicale.
Qualche cambiamento, però, ci sarà comunque.
I 385mila autisti americani, protagonisti dell’azione legale, chiedevano a Uber di essere riconosciuti come dipendenti. Dovranno accontentarsi di lavorare per il colosso del car sharing come freelance e di una cifra cospicua, corrispondente a 100 milioni.
L’accordo dovrebbe essere accettato nei prossimi giorni dal giudice.
Trasformare gli autisti in lavoratori dipendenti avrebbe avuto dei costi enormi per l’azienda, per questo quest’ultima ha cercato in tutti i modi di arrivare ad un accordo prima del processo.
Dal canto loro gli autisti saranno sottoposti a rigide valutazioni. Uber, infatti, implementerà il sistema di rating sulla qualità dei passaggi.
Ogni utente giudicherà il tassista con il classico sistema delle 5 stellette, assegnando così un vero e proprio voto. Verrà valutato anche il comportamento dell’autista in base ad un codice comportamentale presente sul sito di Uber.
I tassisti con un giudizio medio insufficiente potranno essere fatti fuori dall’azienda.
Le nuove regole potrebbe presto essere applicate anche in Europa ed in Italia.
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