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Tutte le ultime novità sulla Legge di Stabilità e sul Jobs Act

18 Dicembre 20142 min read

Siamo ormai agli sgoccioli per la Legge di Stabilità. Discussi tutti gli emendamenti presentati in Commissione Bilancio al Senato, dovrebbe arrivare in aula tra oggi e domani, quando è previsto il voto di fiducia per l’approvazione.
In questi giorni si è parlato molto di un aumento della tassazione dei Fondi pensione, che sarebbe passata dall’11% al 20%. Inizialmente sembrava si potesse trovare un compromesso, facendo crescere la tassazione solamente fino al 17,5%. Invece non sarà così.
Rimarrà, infatti, tale incremento, ma verrà compensato se quei soldi verranno investiti dai risparmiatori in opere pubbliche.
Molto importante anche la decisione presa dal Governo sui patronati. La Legge di Stabilità aveva previsto dei corposi tagli alla loro attività, per un ammontare di circa 150 milioni di euro. Questa scelta, unita all’istituzione del 730 precompilato, aveva scatenato l’ira dei patronati. L’esecutivo pare aver fatto un passo indietro a tal proposito: i tagli, difatti, verranno notevolmente ridotti, passando dai 150 milioni paventati a 35. Una bella boccata d’ossigeno per migliaia di lavoratori in fermento.

17112014Parallelamente alla Legge di Stabilità, il Governo ha cominciato ad elaborare i primi decreti attuativi del Jobs Act. C’è grande attesa per verificare nel dettaglio la disciplina del nuovo articolo 18, con riferimento in particolare ai licenziamenti disciplinari. Quest’ultima, infatti, risulta essere la fattispecie più problematica poichè la scelta tra reintegro ed indennizzo economico dipenderà da caso in caso. La disciplina delle singole fattispecie risulterà, dunque, determinante.
Come riporta il Corriere della Sera, secondo le prime indiscrezioni, pare che il reintegro per i licenziamenti disciplinari ingiustificati sarà possibile solo se quest’ultimo deriva da un fatto materiale insussistente.
Per quanto riguarda, invece, i licenziamenti economici, ci sarà sempre e solo un indennizzo che corrisponderà minimo a tre mensilità, indipendentemente dall’anzianità di servizio.
Verrà ricompresa, infine, nella categoria dei licenziamenti economici anche quello per scarso rendimento. Quest’ultima norma appare di difficile interpretazione e scatenerà certamente molte polemiche. Lo scarso rendimento, infatti, è evidentemente un caso limite tra i motivi disciplinari ed economici e lascia in mano al datore di lavoro molto potere discrezionale.
Vedremo se il legislatore proseguirà su questa strada molto impervia.

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