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Ttip: i principali problemi del mancato accordo Ue-Usa

3 Maggio 20163 min read

Il Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership) è un accordo di scambio commerciale tra Stati Uniti ed Unione Europea, la cui negoziazione è iniziata nel 2013. 

Le due parti, però, sembrano ancora distanti dal trovare un accordo, ognuno fermo sulle proprie posizioni e pronto a difendere la propria sovranità. Eppure un trattato tra due pilastri contributi agricolturadell’economia mondiale porterebbe enormi vantaggi commerciali alle due aree. È stato stimato, ad esempio, che per l’Ue ci sarebbe un beneficio di circa 120 miliardi, corrispondenti a circa lo 0,5% del Pil.
L’obiettivo del trattato è effettuare un’ampia liberalizzazione dei mercati ed un’uniformazione delle regole nei settori della salute, della finanza, dell’ambiente e della sicurezza.

Nella giornata di ieri Greenpeace ha reso note 248 pagine di documenti riservati che svelano lo stato della trattativa tra le due parti. L’associazione per la tutela dell’ambiente ritiene che l’accordo favorirà soprattutto le grandi multinazionali, arrecando gravi danni all’ambiente.
Nel negoziato, infatti, non ci sarebbe alcun riferimento a Cop21, l’accordo sul clima firmato qualche giorno fa Washington, e soprattutto c’è il rischio che vengano a mancare le protezioni su ogm e carne trattata con ormoni, facendo arrivare in Europa prodotti pericolosi per la salute dei consumatori.
Il timore di Greenpeace e di molte associazioni ambientaliste è che nell’accordo prevalga il principio dell’evidenza scientifica, valido negli Stati Uniti, secondo il quale un prodotto può essere venduto fino a quando qualcuno non dimostri la sua nocività. Allo stato attuale, in Europa, questo onere spetta all’impresa che vende il prodotto che dovrà lei provare l’assenza di rischi per la salute del consumatore e certificare così la sua commerciabilità.

Aldilà dei rischi sulla salute denunciati da più parti, permangono ancora alcune criticità che impediscono alle due parti di trovare un accordo.
Come riportato nell’edizione odierna del quotidiano Repubblica, gli Stati Uniti pongono il proprio veto su tre questioni in particolare:

  • uniformazione della regole sui mercati finanziari; 
  • preferenza da parte delle aziende controllate con capitale pubblico nei confronti dei prodotti americani; 
  • rifiuto di porre la denominazione di origine sui prodotti provenienti dall’Europa.

È chiaro come l’Europa non possa accettare questi veti, soprattutto quelli riguardanti l’etichetta dei prodotti, con paesi come l’Italia che spingono al contrario per l’etichetta obbligatoria per valorizzare le proprie specialità agroalimentari.
Gli Stati Uniti, dal canto loro, cercano di tutelare l’agricoltura locale e agiscono con criteri fortemente protezionisti.
Contrariamente a quanto riportato da Greenpeace, invece, manca ancora un accordo sulla tutela dei consumatori. L’Europa, considerate anche le pressioni delle organizzazioni non governative e delle associazioni ambientaliste, non vorrebbe accettare il principio dell’evidenza scientifica.
La firma del Ttip, dunque, è tutt’altro che vicina come paventato in questi giorni.

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