Sono ricominciati alla Camera dei Deputati i lavori sulla riforma del Terzo Settore, approvata in Senato il 30 marzo scorso dopo circa due anni di gestazione.
L’obiettivo del Governo è approvare in via definitiva il testo senza ulteriori modifiche che prolungherebbero ulteriormente l’iter legislativo.
Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà – Confcooperative, ha commentato il contenuto della riforma nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano l’Avvenire.
I principali media hanno sottovalutato l’importanza della nuova normativa sul Terzo Settore, che potrebbe cambiare i connotati di un comparto centrale nell’economia del paese.
“Questo testo – afferma Guerini – non va considerato meno importante delle riforme costituzionali o del Jobs Act. Anzi può essere una riforma epocale. Per questo servono attenzione e serietà“.
Sono tre, in particolare, i fattori che, secondo Guerini, determineranno la bontà della riforma, dando così la possibilità al mondo del sociale di esprimere al meglio le sue potenzialità: “La prima leva deve essere l’incoraggiamento verso forme di Terzo settore produttivo che ora vivono in un perimetro ibrido, a metà strada tra attività commerciali e di volontariato. Ritengo sia opportuno far entrare queste realtà in un contenitore chiaro e ben definito“.
A tal proposito giova ricordare che la riforma ha ampliato il novero di soggetti che possono essere riconosciuti giuridicamente come imprese sociali, estendendolo anche a Srl e Spa nei limiti massimi previsti per le cooperative a mutualità prevalente.
“Secondo aspetto cruciale – aggiunge il presidente di Federsolidarietà – Confcooperative – è l’allargamento dei settori per le imprese sociali, con particolare riferimento all’housing sociale, all’inserimento lavorativo e al commercio equo e solidale. Infine c’è la leva fiscale: perchè l’impresa sociale decollerà se sarà vantaggioso e interessante per un imprenditore sposare questa dimensione“.
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