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#SOS – La Scuola Open Source presentata da Alessandro Tartaglia

22 Aprile 20169 min read

A_PA7482La Scuola Open Source è un progetto che sta tanto facendo parlare di sé, per il dirompente valore innovativo sia a livello sociale e culturale che tecnologico racchiuso all’interno della sua essenza. Per conoscere meglio questo progetto, che ha già avuto tanti riconoscimenti e ha suscitato interesse in tanti attori della vita economica del Paese, abbiamo intervistato Alessandro Tartaglia, designer barese, che fa parte del gruppo che ha ideato #SOS e che sta portando questa idea a diventare un luogo a disposizione della comunità.

Tutti abbiamo idea di una scuola classica, qual è e come nasce l’idea alla base di questa scuola? E qual è il concetto di Open Source che avete implementato?

È difficile dire come nasca un’idea: ci nutriamo continuamente di stimoli e idee, poi li ricombiniamo sviluppandone altre, frutto della contaminazione tra quello che abbiamo già assimilato e quello che i continui stimoli esterni ci suscitano.

In questo specifico caso credo che gli “ingredienti” alla base di SOS siano i seguenti:

  • la scuola Bauhaus (che, avendo un bg da designer, abbiamo studiato e ristudiato)
  • la storia di Maria Montessori
  • la visione di Adriano Olivetti
  • l’esperimento della Comunità di Roycroft

Ma anche “qualcosa di più personale”:

  • l’esperienza fatta da me a Urbino all’ISIA nei 2 anni della specialistica
  • l’esperienza diretta di insegnamento fatta per 3 anni al Politecnico di Bari e quella fatta andando in giro per l’Italia in varie università e scuole per parlare di progetto.

Ed elementi frutto dell’interazione con gli altri:

  • le persone che abbiamo incontrato lungo il cammino
  • due “prototipi”: “x – una variabile in cerca d’identità” e “xylab”, entrambi realizzati grazie alla policy regionale “Laboratori dal Basso” promossa dall’Agenzia Regionale Tecnologia e Innovazione e da Bollenti Spiriti.
  • l’esperienza in ambito informatico legata al mondo dell’hacking e della condivisione della conoscenza finalizzata al bene comune (open source)
  • l’esperienza in ambito making

Tutte queste cose, assieme al confronto continuo con un gruppo di lavoro che ogni giorno continua a crescere, sono il substrato.

Credo che ci sia una forte visione politica del mondo e della società.

Proprio ieri leggevo l’intervista a Paul Mason di Channel 4 (emittente britannica) su Linkiesta a proposito dei “Panama Papers”. Credo che lui abbia descritto la situazione molto bene.

L’innovazione è sempre sociale altrimenti è speculazione sull’ignoranza degli altri.

La conoscenza è magica, se la condividi aumenta.

L’educazione costruisce il futuro, per questo se vogliamo cambiare il mondo, dobbiamo iniziare da qui.

Non più evangelizzatori di visioni, ma abilitatori di ecosistemi. Questa è la grande opportunità.

Condivisione di conoscenza e professionalità. È questo il futuro per far crescere l’Italia?

A_PA6920Mettiamo subito in chiaro una cosa, SOS non vuole dare risposte a nessuno. Non crediamo in quel tipo di soluzioni: delegare la risoluzione di un problema significa non affrontarlo.

Piuttosto direi che SOS nasce per fare delle domande, anche scomode. A tutti.

Una di queste domande è sicuramente “Può la condivisione della conoscenza (e quindi della professionalità) migliorare il paese dove viviamo?”

In tal senso abbiamo molti esempi che ci spingono in questa direzione, in svariati ambiti, dal sistema operativo Linux, alla storia de “la cura opensource” di Iaconesi, ai FabLab, alla sharing economy.

Viviamo una fase mai vista prima dall’umanità, “perché la nuova economia fondata sulla conoscenza riduce la necessità del lavoro e la scarsità dei beni. E se un bene non è più scarso, i prezzi scendono fino a che il bene non è più commercializzabile. È la prima volta che accade nella Storia. È una bella cosa per l’umanità, ma una pessima notizia per il capitalismo”. (Sto citando l’intervista che vi ho segnalato poco più su).

 

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In anteprima Alessandro ci mostra dove avrà sede la Scuola Open Source.

La Scuola Open Source ricorda le botteghe artigiane per filosofia, ma ha al suo interno una grande carica innovativa, come possiamo sintetizzarla in tre o quattro concetti fondamentali?

L’innovazione è sempre sociale altrimenti è speculazione sull’ignoranza degli altri.

La conoscenza è magica, se la condividi aumenta.

L’educazione costruisce il futuro, per questo se vogliamo cambiare il mondo, dobbiamo iniziare da qui.

Non più evangelizzatori di visioni, ma abilitatori di ecosistemi. Questa è la grande opportunità.

Se poi volete approfondire, abbiamo scritto di recente una sintesi del progetto per la rivista della Facoltà di Design dell’Università di San Marino, qui trovate l’articolo.

 

Dietro un progetto così grande ed ambizioso c’è una bella squadra. Quali sono stati i valori che vi hanno fatto unire e quali sono gli aspetti quotidiani che vi fanno pensare di andare nella giusta direzione?

A tal proposito ho un breve testo che vi invito a leggere per comprendere tutti questi aspetti.

 

Tra cinque anni cosa sarà #SOS?

IMG_5179Credo che l’approccio predittivo sia intrinsecamente sbagliato. Questo non significa non avere obiettivi, anzi, tutt’altro: noi vogliamo cambiare il mondo.

Il senso è che SOS non è il fine, ma il mezzo, per provare a fare la nostra parte in questo tempo così appassionante. E come lo è per noi, speriamo che lo sarà per moltissimi altri.

In ogni caso per rispondere alla domanda immaginiamo una comunità coesa ed in continua evoluzione; immaginiamo di collaborare con le istituzioni per poter dare una mano concreta allo sviluppo del nostro territorio e con i privati per arrivare a creare una salda rete tra piccole e medio imprese, anima del nostro territorio.

 

E se dovesse scegliere il primo obiettivo da raggiungere con la scuola quale sarebbe?

Possiamo dirla con le parole di Kevin Lynch, che fu professore di urbanistica al MIT di Boston, in “L’immagine della città” (1972): “non vi è alcun risultato finale, solo una successione continua di fasi”.

Per questo più che di obiettivi forse ha senso parlare di “tappe”, come se il nostro fosse un viaggio.

La nostra prima “tappa” sarà XYZ, il laboratorio in cui la stessa SOS verrà co-progettata, secondo una logica cooperativa e open source, da docenti, staff e partecipanti.

Quello che vogliamo fare, inizialmente, è dimostrare che il metodo da noi messo a punto, in cui crediamo e sul quale abbiamo speso tante energie, funziona e bene, e che, quindi, su questo metodo, è possibile costruire, innestare e sperimentare ulteriormente.

 

Bandi vinti e tanti riconoscimenti per l’idea, ma c’è un interesse concreto e collaborativo anche da parte del mondo delle imprese e da parte della società civile?

Al momento, considerando che siamo neo-costituiti, che non abbiamo ancora “le chiavi di casa” e che i bandi vinti ancora non si sono trasformati in fondi reali, direi che l’interesse che ci stanno tributando aziende, PA e cittadini è sorprendente, come si evince da questo video, realizzato durante il tour fatto a novembre 2015, durante il bando CheFare.

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Rocco Sicoli

Dopo anni passati tra la scrivania e il laboratorio, come redattore di riviste del settore ICT, ho deciso di tornare alla mia più grande passione: la comunicazione. Dal 2009 mi occupo di comunicazione politica sul campo, diventando campaign manager di una sfida molto ardua, radicare un nuovo soggetto fuori dagli schieramenti classici in una terra difficile come la Calabria. Studio le reti di influenza sociale e la creazione di nuovi immaginari. Credo nell'analizzare il contesto e nel trattare ogni scelta come qualcosa di matematico. Sono un cooperatore e dall'8 marzo 2016 ricopro la carica di Vice-Presidente di Confcooperative Calabria.

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