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Sanità: 11 milioni di italiani rinunciano alle cure mediche

8 Giugno 20163 min read

Sono 11 milioni gli italiani (+2 milioni rispetto al 2012) che nel 2016 hanno deciso di rinviare o addirittura rinunciare alle prestazioni medico-sanitarie. 

A riportalo è la ricerca Censis-Rbm Assicurazione Salute, presentata oggi a Roma nell’ambito del VI ‘Welfare Day’. Negli ultimi due anni il Sistema sanitario nazionale è peggiorato a detta della maggior parte dei cittadini, costringendo quelli più facoltosi a rivolgersi a strutture private, mentre altri hanno scelto sanità italiaaddirittura di fare a meno delle cure mediche.
Si tratta per lo più di anziani e di giovani under 35, ovvero persone che possiedono un reddito piuttosto basso a causa dello scarso livello delle pensioni o delle difficoltà a trovare lavoro.
Come riporta lo studio del Censis sono rispettivamente 2,4 milioni e 2,2 milioni gli anziani e i giovani che hanno deciso di rinunciare alle prestazioni sanitarie.

Come accennato in precedenza, le ragioni sono principalmente di carattere economico. È aumentato, infatti, il ticket sanitario: il 45% degli italiani dichiara addirittura di avere pagato nel privato delle tariffe uguali o solo di poco superiori rispetto alle strutture pubbliche.
Ecco perché aumenta il numero di cittadini che si rivolge a cliniche e studi privati, dove la qualità media è superiore e soprattutto si evitano le lunghissime liste di attesa tipiche degli ospedali.
Il 72,6% dei cittadini dichiara, infatti, di essersi rivolto a istituti privati proprio perché estenuato dai ritardi e dall’attesa che contraddistinguono il servizio pubblico.
Ad un aumento dei costi non corrisponde una crescita dell’efficienza e della qualità. Il 45% degli intervistati ritiene che il servizio sanitario della propria regione sia peggiorato negli ultimi due anni, per il 41%, invece, è rimasto invariato mentre solo per il 13,5% è migliorato.
Tra i fattori che portano gli italiani a scegliere il privato c’è anche la possibilità di effettuare visite mediche e controlli specialistici in orari serali e nei weekend, un aspetto che sappiamo benissimo quanto sia importante con gli attuali ritmi lavorativi.
Alla luce di questi dati emerge con maggior forza la necessità di decentralizzare il sistema sanitario, creando un modello sempre più misto. Le cooperative di tipo sanitario sono da questo punto di vista tra i principali artefici di cambiamento e potrebbero rappresentare un’ottima soluzione ai problemi dell’intero sistema, offrendo un buon compromesso tra prezzo ragionevole e qualità dei servizi.

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