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Salario minimo: finalmente in arrivo anche in Italia

11 Marzo 20152 min read

Dono anni di discussione sembra che il salario minimo possa trovare posto anche in Italia. Sono 21 i paesi dell’Unione Europea che dispongono di un meccanismo di questo tipo: un limite salariale al di sotto del quale non si può andare per legge. Non si tratta di un reddito per chi non lavora, ma di una misura per chi già possiede un posto di lavoro ma viene sottopagato.
Allo stato attuale la retribuzione dei lavoratori viene decisa attraverso la contrattazione sindacale. Istituire il salario minimo significherebbe evidentemente depotenziare i sindacati, ma garantire alcune categorie di lavoratori.

caschetto lavoroI dettagli della misura verranno svelati nei prossimi giorni. A darci qualche anticipazione è il Corriere della Sera.
In base alle indiscrezioni del momento, la nuova misura di protezione sociale dovrebbe essere contenuta in uno dei prossimi decreti attuativi del Jobs Act, quello che dovrebbe ridisegnare il sistema di collocamento italiano.
Le politiche attive del nostro paese sono palesemente deficitarie, lo abbiamo sottolineato più volte in questa sede.
Una riforma organica del settore, con l’istituzione di un salario minimo per i lavoratori, sarebbe quanto mai opportuno per avvicinare l’Italia al resto dei paesi europei.

La riuscita dell’intervento, ovviamente, dipenderà dalla modalità di attuazione. Per adesso non possiamo avere certezze, ma si possono individuare alcune ipotesi.
Secondo il Corriere della Sera, l’entità del salario minimo dovrebbe essere attorno ai 6,5 euro l’ora e riguarderebbe solamente quei settori che non sono già regolamentati dal contratto nazionale.
La cifra è comparativamente più bassa rispetto, ad esempio, a quella francese (9,35 euro l’ora), tedesca (8,50) e britannica (7,50).
La motivazione non va ricercata solamente nella diversità del costo del lavoro. Rappresenta, infatti, una scelta di campo del governo, che ha preferito porre la soglia al di sotto dei buoni lavoro per le prestazioni occasionali e dei contratti dei call center che si aggirano attorno ai 7,5 euro l’ora.
L’intento, dunque, è non svalutare queste forme lavorative e dare una maggiore sicurezza a quei lavoratori che allo stato attuale non sono per nulla tutelati.

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