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Riforma fiscale, Confindustria: preoccupati dai ritardi sul decreto!

7 Gennaio 20152 min read

La riforma fiscale prevista dal Governo ha scatenato un’imponente polemica di carattere politico. L’oggetto del contendere è l’articolo 19 bis del provvedimento, secondo molti un vero e proprio “regalo di Natale” da parte di Renzi a Silvio Berlusconi.
L’articolo in questione riguarda il reato di frode fiscale e contiene la depenalizzazione della fattispecie per tutti gli importi che non superino il 3% della base imponibile. Una norma che salverebbe di fatto Berlusconi, consentendogli di non scontare la pena dispostagli nell’ambito del processo Mediaset.
Lo stesso Matteo Renzi si è premurato di pensare ad una modifica dell’articolo, rinviando di fatto al 20 febbraio la discussione del decreto alle Camere.

24102014La scelta del premier di interrompere il cammino della riforma fiscale ha provocato, però, molti malumori, soprattutto nel mondo imprenditoriale. Le associazioni di categoria ritengono quest’intervento fondamentale ai fini della semplificazione e della razionalizzazione del quadro normativo sulle aziende.
Le imprese italiane sono vittima di un sistema regolativo complesso ed imprevedibile, che di fatto frena gli investimenti interni ed esteri.
Sul punto è molto chiara Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria: “Siamo preoccupati per il ritardo nell’applicazione di una delle parti più importanti della riforma fiscale” dichiara la Panucci al Corriere della Sera “Per noi la definizione dell’abuso di diritto resta una priorità”.

L’articolo 19 bis sulla frode fiscale viene valutato come una norma secondaria, che può essere cancellata tranquillamente senza che ciò infici l’intero apparato riformatorio.
Il provvedimento del Governo definisce in maniera chiara la fattispecie dell’abuso di diritto, distinguendola in maniera inequivocabile da tutti i reati di frode fiscale. Dovrebbero essere inoltre depenalizzati le dichiarazioni infedeli e le omissioni di versamenti Iva e ritenute. Si tratta di reati sempre più diffusi, soprattutto negli anni recenti di crisi economica.
Per entrambe viene anche innalzata da 50.000 euro a 150.000 euro la soglia minima a partire dalla quale scatta la sanzione.
Gli imprenditori credono che questa serie di provvedimenti siano delle misure necessarie per rendere il nostro diritto più chiaro e distinguere in maniera netta le fattispecie di reato elusorio.

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