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Reporter senza frontiere: 110 giornalisti uccisi nel 2015

29 Dicembre 20152 min read

Sono 110 i giornalisti uccisi nel 2015, due terzi di questi, però, non si trovavano in zone di guerra.
È questo il risultato principale dell’indagine Reporter senza frontiere, il dossier effettuato dall’omonima organizzazione che analizza lo stato della libertà di stampa in tutto il mondo e i rischi che corrono i giornalisti.

Nel 2014 due terzi dei reporters scomparsi svolgevano attività in teatri di guerra; nel 2015, invece, la situazione si è ribaltata con la maggior parte delle vittime che si trovava addirittura all’interno delle proprie redazioni.
je suis charlieIl caso più eclatante è ovviamente quello di Charlie Hebdo, il giornale satirico francese che lo scorso 7 gennaio è stato vittima di un attentato di matrice fondamentalista per via della ripetuta pubblicazione di vignette ed immagini ironiche sulla religione islamica ed i suoi fedeli.
In quel caso furono otto le vittime; il triste primato spetta, invece, all’Iraq con 11 giornalisti rimasti uccisi, seguito dalla Siria (10) e dalla Francia, per l’appunto, e dallo Yemen.
Dei 110 reporters uccisi, ben 43 sono morti in circostanze misteriose, 27 erano giornalisti non professionisti e 7 svolgevano la professione di cameraman o di tecnico.

Molto spesso il giornalista si trova ad operare in un paese dove la sua attività di critica ed indagine non è ben vista dalle autorità politiche. Accade, allora, che vengano uccisi o in altri casi sequestrati.
Nel 2015 sono stati 54 i giornalisti sequestrati, dei quali ben 26 solo in Siria per opera dello Stato Islamico; ci sono, inoltre, reporters che vengano imprigionati per il semplice svolgimento del proprio lavoro ritenuto pericoloso per l’ordine costituito.
Sono 153 i giornalisti detenuti nel 2015, con la Cina che guida la classifica per via della reclusione ordinata nei confronti di 23 professionisti messi in carcere per la loro attività contro la Repubblica popolare.

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