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Raccontiamo il bene, parte la nuova campagna di Libera

9 Marzo 20236 min read

In occasione dell’anniversario della legge n. 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie, Libera ha censito le esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati. Sono 991 soggetti diversi impegnati nella gestione di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, ottenuti in concessione dagli Enti locali, in ben 18 regioni, in 359 comuni. Più della metà delle realtà sociali è costituita da associazioni di diversa tipologia (525) mentre le cooperative sociali sono 217 (con 5 cooperative dei lavoratori delle aziende confiscate e 26 consorzi di cooperative). Tra gli altri soggetti gestori del terzo settore, ci sono 13 associazioni sportive dilettantistiche, 30 enti pubblici (tra cui aziende sanitarie, enti parco e consorzi di Comuni che offrono dei servizi di welfare sussidiario dati in gestione a soggetti del terzo settore), 40 associazioni temporanee di scopo o reti di associazioni, 59 realtà del mondo religioso (diocesi, parrocchie e Caritas), 31 fondazioni private e di comunità, 17 gruppi dello scautismo e infine 30 istituti scolastici di diverso ordine e grado. La regione con il maggior numero di realtà sociali che gestiscono beni confiscati alle mafie è la Sicilia con 267 soggetti gestori, segue la Campania 162, la Calabria con 148, la Lombardia con 141.

Nella ricerca Libera ha ricostruito la tipologia di immobili gestiti dai soggetti gestori; in molti casi la singola esperienza di riutilizzo comprende più beni confiscati, anche di tipologia catastale diversa. Il 40% riguarda appartamenti, abitazioni indipendenti, immobili; il 18% ville, fabbricati su più livelli e di varia tipologia catastale, palazzine; il 19% terreni agricoli, edificabili e di altra tipologia (anche con pertinenze immobiliari); il 10% locali commerciali o industriali, capannoni, magazzini, locali di deposito, negozio, bottega, uffici. Inoltre il 57% dei soggetti gestori svolgono attività che sono direttamente legate a servizi di welfare per la comunità; il 27% si occupano di promozione del sapere, del turismo sostenibile e della cultura e il 10% sono nel mondo dell’agricoltura. Ottantotto soggetti gestori hanno scelto di intitolare la loro esperienza a una vittima innocente delle mafie.

Dopo 27 anni dalla legge 109 – commenta Tatiana Giannone, responsabile nazionale Beni Confiscati di Liberasono 991 soggetti dell’associazionismo, realtà del mondo religioso, gruppi dello scautismo e della cooperazione che, ogni giorno, danno una nuova vita ai beni confiscati, rendendoli sempre di più luoghi comuni. Una rivoluzione silenziosa, che accompagna i desideri e i bisogni delle nostre comunità, che alimenta l’energia di un presente sostenibile e inclusivo. Producono un’economia sana e pulita, che non guarda al profitto ma allo sviluppo della persona e delle sue abilità, un’economia sostenibile e con la mano tesa verso l’ambiente. Nei prossimi mesi continueremo la nostra attività di monitoraggio per arrivare a una grande assemblea nazionale, con tutti i soggetti che lavorano sui beni confiscati alle mafie e ai corrotti. Forte il nostro impegno anche per non far spegnere il dibattito politico e legislativo su questi temi: non siamo disposti ad accettare attacchi alla normativa sulle misure di prevenzione e sul riutilizzo, che riteniamo uno degli strumenti più importanti per il contrasto alle mafie e alla corruzione. Servono, invece, strumenti sempre più precisi e sistematizzati per gestire il grande numero di beni immobili e di aziende confiscate, per poter trasformare questo patrimonio in vera opportunità per il Paese.”

Sin dal 2013 Libera si è assunta la responsabilità di costruire una mappatura di queste pratiche di riutilizzo gestite dal Terzo Settore. Da questa esigenza Libera lancia una nuova campagna per contare e raccontare il valore e i valori di questo mondo variegato e articolato, che attraversa l’Italia dal nord al sud. Dopo solo un mese dall’avvio del monitoraggio 95 soggetti gestori hanno risposto al questionario proposto, consentendo così un’analisi più approfondita dei dati. In totale, questi 95 soggetti sociali gestiscono oltre 160 unità immobiliari complesse (e diverse centinaia di particelle catastali) confiscate, ubicate in 15 regioni diverse e in oltre 50 comuni. Hanno sviluppato un capitale sociale di 481 persone impiegate, 618 volontari coinvolti e oltre 900 beneficiari (19,5% giovani, 16% cittadinanza, 10% disabili psico-fisici, 9% migranti). I soggetti hanno risposto anche sulle principali criticità riscontrate nella gestione del bene: al primo posto il degrado e/o abbandono delle strutture (28,24%), seguono le difficoltà economiche (28,24%), le difficoltà burocratiche (20,61%), i furti e/o spoliazioni 9,16%, e danneggiamenti ritorsivi 7,63%. In occasione dell’anniversario Libera ha elaborato i dati dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (al 25 febbraio 2022) dove sono 19.790 i beni immobili (particelle catastali) confiscati e destinati ai sensi del Codice antimafia mentre sono in totale 24.529 gli immobili ancora in gestione ed in attesa di essere destinati. Sono invece 1.761 le aziende confiscate e destinate mentre sono 3.366 quelle ancora in gestione.

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Rocco Sicoli

Dopo anni passati tra la scrivania e il laboratorio, come redattore di riviste del settore ICT, ho deciso di tornare alla mia più grande passione: la comunicazione. Dal 2009 mi occupo di comunicazione politica sul campo, diventando campaign manager di una sfida molto ardua, radicare un nuovo soggetto fuori dagli schieramenti classici in una terra difficile come la Calabria. Studio le reti di influenza sociale e la creazione di nuovi immaginari. Credo nell'analizzare il contesto e nel trattare ogni scelta come qualcosa di matematico. Sono un cooperatore e dall'8 marzo 2016 ricopro la carica di Vice-Presidente di Confcooperative Calabria.

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