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Prosperity Index: dominano i paesi europei, ma l’Italia non c’è!

16 Dicembre 20142 min read

Il Prosperity Index porta buone notizie per l’Europa, un po’ meno per l’Italia. Nello specifico il Legatum Prosperity Index è una classifica annuale che misura lo stato di salute dei singoli Paesi, prendendo in considerazione una serie di variabili come l’economia, l’istruzione, la libertà personale, la sicurezza, la salute ed il livello di democraticità delle istituzioni. Come riporta il Guardian, quest’anno la ricerca ha preso in considerazione 142 Stati, valutandone progressi ed eventuali arretramenti nella sfera politica, economica e sociale. É bene notare come il Prosperity Index non misuri solo il livello di sviluppo economico di un Paese, ma valuti nel compresso la qualità della vita democratica. Non è un caso che si collochino nelle retrovie quegli Stati con gravi deficit democratici, come quelli del continente africano, o che la Russia venga classificata all’ultimo posto tra i Paesi europei.

mappaSi conferma in prima posizione per il sesto anno consecutivo la Norvegia, davanti alla Svizzera e alla Nuova Zelanda. Il paese scandinavo fa registrare standard molto elevati, soprattutto in termini di economia ed istruzione. Nel complesso l’Europa la fa da padrona: quasi due terzi, infatti, dei Paesi ai primi 30 posti sono europei. Questo risultato è ancora più significativo se consideriamo che arriva in un momento particolare per tutta l’Unione Europea. Sono in molti, ormai, a mettere in discussione la capacità delle istituzioni europee di garantire adeguati livelli di crescita e di mantenere quei diritti sociali conquistati nel secolo scorso. L’indagine, al contrario, dimostra come i Paesi europei possano reggere il peso della concorrenza, sia di fronte al colosso americano che di fronte a quelli asiatici.

Non si può dire la stessa cosa, però, dell’Italia, relegata al 37mo posto, appena dietro alla Slovacchia e al Kuwait. L’Italia risulta essere uno dei peggiori Stati dell’Unione Europea insieme a Grecia e Romania. Numeri che accrescono ulteriormente la preoccupazione sullo stato di salute del Paese e che gettano un’ombra importante sulle ipotesi di un’uscita italiana dall’Euro. Ora più che mai l’Italia ha bisogno di recuperare posizioni nella scala degli Stati del Vecchio Continente e lo può fare solo grazie a quel traino che il mercato unico e le istituzioni comunitarie sono in grado di darle.

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