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Pomodoro: Italia secondo produttore mondiale

2 Novembre 20162 min read

L’Italia supera la Cina e si colloca al secondo posto nella classifica dei produttori di pomodori, dietro solo agli Stati Uniti. Ad annunciare il sorpasso è Giovanni De Angelis, direttore dell’Anicav, l’associazione nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali, in occasione del Tomato Day promosso da Cibus Tec. 

Secondo Anicav, il trasformato italiano vale 3,2 miliardi di euro e rappresenta il 14% della produzione mondiale (49% di quella europea). Il pomodoro italiano è storicamente apprezzato all’estero per merito di specialità come la pasta e la pizza, veri e propri simboli del Made in Italy. Non a caso il 60% delle produzioni pomodoro prezzonostrane è destinato all’estero, con un valore dell’export di 1,6 miliardi di euro. A livello mondiale, il comparto del pomodoro si dimostra in ascesa: sono 2,4 miliardi le persone che hanno consumato pomodoro nel 2015, un dato che probabilmente è destinato ad aumentare chiamando a raccolta le imprese italiane.
In italia il settore dei trasformati di pomodoro può contare oggi su 120 aziende, con 12mila lavoratori fissi e 22mila stagionali. La campagna 2016, nonostante il sorpasso sulla Cina, ha fatto segnare risultati alterni. Al Nord, infatti, le condizioni climatiche favorevoli hanno portato la produzione a quota 2,8 milioni di tonnellate; diversa la situazione al Centro-Sud, dove i livelli produttivi sono diminuiti arrivando a 2,3 milioni di tonnellate.
Per quanto riguarda, invece, i consumi interni, prevale la passata di pomodoro (55%), seguita dalla polpa (24%), i pelati (16%), i pomodorini (3%) e il concentrato (2%).
Una filiera importante – dichiara il direttore dell’Anicav, Giovanni De Angelis – la nostra, nel panorama dell’agroindustria nazionale, che, tuttavia, rileva ancora grandi criticità nel rapporto con il mondo agricolo, nonostante i notevoli sforzi fatti negli ultimi anni con la creazione e la valorizzazione di soggetti interprofessionali utili a garantire la definizione di regole comuni e una programmazione efficace. Valorizzare la filiera per competere è l’unica possibilità di concreto rilancio del nostro settore”

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