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Per pagare c’è sempre tempo: insolvenze in crescita

20 Settembre 20123 min read

Per pagare c’è sempre tempo. Insolvenza in crescitaUn tempo si diceva “pagamento a babbo morto”: come dire, non augurandosi mai la scomparsa della cara figura paterna, “il più lontano possibile”.

La crisi sta mettendo in ginocchio i consumi e, per quel più conta, la capacità di far fronte ai debiti contratti. Aggiungiamoci poi le difficoltà legate all’accesso al credito e i consequenziali problemi di liquidità e il quadro è completo per spiegare l’aumento delle insolvenze aziendali in questo 2012 rispetto ai dati rilevati nello scorso anno.

La ricerca è di Euler Hermes, società del Gruppo Allianz, leader mondiale nell’assicurazione del credito, che ha evidenziato in Italia un +12% delle insolvenze mettendo a rischio, in termini reali, 13.500 imprese a serio rischio crac. Non è solo il nostro Paese in questo stato di cose ma, certamente, non è l’essere in “buona compagnia”, che allevia i dolori.

Il dato si avvale anche dell’analisi sui ritardati pagamenti, quelli cioè che a scadenza non sono ancora avvenuti ma che potrebbero non avvenire trasformandosi in insolvenze: nei primi otto mesi dell’anno è aumento del 30% sul 2011, sebbene l’importo medio sia diminuito del 2%.

Va un po’ meglio, a dati quasi invertiti, per l’export dove in otto mesi dove le inadempienze sono salite del 7% ma è salito anche l’importo medio (+5%).

La formula del pagamento a 60 giorni che un tempo contraddistingueva gli accordi commerciali è praticamente saltata: in Italia, più che in ogni altra parte d’Europa, la media dei tempi di pagamento è salita in misura tale da sfiorare i 120 giorni, il che ha come effetti a cascata tutta una serie di ripercussioni facilmente intuibili. Non solo, ma c’è il serio rischio di trovarci impreparati all’ingresso della direttiva dell’Unione Europea che prevede nel marzo del 2013 tempi di pagamento non superiori a 60 giorni.

Solo la ripresa dei mercati, il rilancio dei consumi, le politiche occupazionali, potranno favorire un’inversione di tendenza. Iniziative tutte non più affrontabili, lo dimostrano gli eventi economico-politico-finanziari di questi giorni, da un singolo Stato ma unitariamente. Per ciò che ci riguarda, dall’Europa intera.

Nell’attesa, potrebbe bastare anche l’impegno individuale di ciascuno ad accollarsi spese solo se realmente sostenibili: l’effetto domino di un mancato pagamento, prima o poi, si ritorcerebbe contro.

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