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Paradisi fiscali: è vicino l’accordo tra Italia e Svizzera

22 Novembre 20124 min read

Da sempre gli italiani, evidentemente oppressi da un fisco invadente e voracissimo nel loro paese, hanno fatto ricorso all’esportazione illecita di capitali nella vicina Svizzera. Per quanto i tassi di rendimento offerti dalle banche elvetiche sia stato sempre ridicolmente basso, il mito dell’anonimato e la forza del Franco svizzero sono stati un grande richiamo per i detentori di patrimoni rilevanti. Ma ora questa manna sembra arrivata al capolinea.

Secondo quanto ha dichiarato il capo della Segreteria di Stato del governo di Berna, Oscar Knapp, entro la Tassazione dei capitali esportati illegalmentefine dell’anno potrebbe esserci la firma ufficiale sull’accordo concernente la tassazione dei capitali esportati illegalmente dagli italiani nelle banche elvetiche.

REGALO DI NATALE – L’accordo, che potrebbe vedere la luce entro la fine dell’anno, ormai sembra in dirittura di arrivo e c’è ottimismo intorno ad esso. Italia e Svizzera, infatti, potrebbero raggiungere un’intesa sulla regolarizzazione dei conti di clienti italiani negli istituti di credito elvetici entro il 21 dicembre prossimo. E’ quanto ha affermato l’ambasciatore Oscar Knapp, spiegando che per quella data si punta ad una intesa tecnica, che dovrà poi essere ratificata dai parlamenti dei due Paesi.

ACCORDO RUBIK – L’accordo in questione è conosciuto come accordo Rubik. Ma di cosa si tratta? Il nuovo accordo, che nella sostanza ricalcherebbe l’intesa raggiunta tra Berna e i governi di Londra, Vienna e Berlino, tasserebbe i capitali esportati illegalmente nelle banche elvetiche, e ne rimarrebbero esclusi immobili, opere d’arte e yacht. L’accordo prevede come punto di partenza la garanzia del mantenimento dell’anonimato degli esportatori di capitali da parte delle autorità svizzere. Queste ultime si farebbero carico di tassarli in base ad un’aliquota percentuale che verrà stabilita nell’intesa bilaterale.

ECCO COME FUNZIONA – Innanzitutto l’accordo non tocca coloro che hanno già scudato i loro capitali, che non dovranno fare assolutamente nulla. Come funzionerà? Se un italiano ha un conto presso una banca svizzera, sarà la Banca nazionale Svizzerastessa banca a provvedere al calcolo delle imposte, con una ritenuta fiscale analoga al 20% che pagherebbe in Italia. A questo poi si dovrebbe aggiungere il costo dell’eventuale anonimato garantito dalla banca svizzera, che potrebbe ammontare tra il 10 e il 15%. Ecco che così si arriva a un complessivo 30-35%.

INCASSO MILIARDARIO –  E’ una vera e propria stangata rispetto a chi ha fatto ricorso dal 2001 al 2010 degli scudi fiscali pagando solo il 4%, ma comunque inferiore alla tassa prevista dall’accordo con il governo tedesco (al 40%). “Vogliamo garantire la massima trasparenza ai flussi finanziari verso la svizzera pur conservando il rispetto della privacy e del segreto bancario” ha concluso Knapp.

Si stima che i risparmi italiani attualmente presenti in Svizzera ammontino a circa 160 milardi di euro. E secondo i calcoli, scrive Il Sole 24 Ore, lo Stato italiano potrebbe incassare circa 20-30 miliardi di euro (calcolando il 20% su 100-150 miliardi).

Si capisce bene che la posta in gioco è molto alta. Per avere un termine di paragone, si pensi che tale cifra rappresenta circa un terzo di tutti gli interessi sul Debito Pubblico che lo stato paga in un anno.

Perciò la conclusione dell’accordo sarebbe una grande boccata di ossigeno per i conti pubblici ed inoltre contribuirà a far percepire l’Italia come un paese normale, anziché solo come il paese degli evasori.

Sui mercati la credibilità è il più importante patrimonio per chi emette titoli di debito.

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