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Obiettivi o buoni propositi? La scelta dei primi fa la differenza!

20 Aprile 20123 min read

E’ esperienza quotidiana trovarsi di fronte ad alcune difficoltà che ci spingono ad affrontarle nell’ottica del cambiamento. In ogni ambito della vita, sia si tratti di ostacoli rilevanti che di piccoli impedimenti, è spontaneo porsi intenti e azioni diretti al superamento di ciò che percepiamo e sperimentiamo come difficoltà.

obiettivi lavoro azienda buoni propositiTuttavia, nonostante questo intento, il più delle volte accade che al ripetersi della difficoltà ci si blocca generando un senso di impotenza e di frustrazione. Già: ma perché accade ciò?

Probabilmente le ragioni risiedono in più aspetti. Le più comuni fanno riferimento a quelle che restano buone intenzioni: mi propongo di migliorare in quella particolare area, magari individuo anche una strategia, per poi arrendermi al primo tentativo (blando) di passare all’azione.

Più in generale confondiamo buone intenzioni con obiettivi: un conto è pensare di cambiare, un conto è passare all’azione nell’ottica del cambiamento.

Un obiettivo si caratterizza per almeno cinque elementi. Che riguardino la nostra sfera personale o che si fissino con un nostro interlocutore, occorre che questi cinque elementi siano sempre tenuti attentamente in conto.

Innanzitutto, un obiettivo dev’essere specifico, preciso e misurabile nel tempo. Un conto è dire “voglio guadagnare di più” un conto diverso specificare “voglio guadagnare 100 euro in più al mese dal prossimo trimestre”.

Deve trattarsi di qualcosa di realistico, credibile: proporsi di vincere elezioni regionali senza aver mai svolto attività politica, magari, nel proprio Comune, si traduce in un obiettivo irraggiungibile per quanto possa essere sfidante.

Va espresso in termini positivi poiché tutto ciò che assume una connotazione negativa, “non intendo più subire i sermoni del mio capo”, finisce per determinare uno stato passivo e poco proattivo al cambiamento, poco motivante.

Emozionale: un obiettivo deve fare i conti con i nostri sentimenti. Deve indurre una sensazione di ben-essere immaginabile/percepibile già al momento stesso in cui l’obiettivo viene fissato.

E, infine, verificabile: se è concreto e misurabile, è possibile intravedere tutta una serie di step che consentono di monitorare i cambiamenti in atto.

Se l’obiettivo riguarda noi stessi, il nostro progetto, occorre che ce lo accordiamo bene, magari mettendolo per iscritto; se riguarda un nostro collaboratore è fondamentale che lo stesso sia condiviso e, anche in questo caso, è importante metterlo per iscritto.

Tutto ciò non basta se dall’obiettivo non si passa all’azione: a quell’agire utile a generare il cambiamento atteso.

Smettiamola di inseguire buoni propositi: siamo tutti un po’ più obiettivi!

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