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Numeri preoccupanti per le Pmi: il 35% ha pagato tangenti

20 Marzo 20152 min read

L’Italia (ahimé!) è il paese della corruzione. Si tratta di un fenomeno culturale e morale che colpisce non solo la sfera politica e amministrativa, ma anche quella economica.
Sono sempre più frequenti i casi di scambi di favori tra P.A. ed imprese. Il recente scandalo Mafia Capitale è solo l’atomo di un sistema corruttivo che si auto-riproduce da anni.
L’aspetto più preoccupante è che anche le piccole realtà imprenditoriali sono coinvolte in pratiche affaristiche.

justice is servedSecondo un’indagine effettuata da Adnkronos, il 35% delle Pmi ha pagato delle tangenti. Non si tratta, però, del classico pagamento in denaro, evidentemente ormai superato. Il 75% delle piccole e medie imprese dichiara, difatti, di essere stata costretta ad utilizzare altri metodi.
Uno dei più diffusi è l’assunzione di parenti dei dipendenti della Pubblica Amministrazione per ottenere una semplice concessione o un timbro, indispensabili, però, per l’inizio o il prosieguo dell’attività d’impresa.
Le Pmi si trovano spesso in una posizione di debolezza nel loro rapporto con il mondo politico ed amministrativo. Possiedono, infatti, una minore indipendenza economica rispetto alle grandi imprese, il che li porta ad essere facilmente ricattabili.

Si tratta di un vero e proprio sistema affaristico certificato, o almeno è percepito tale dagli imprenditori. Solamente il 10% di essi ha denunciato le pratiche corruttive alle istituzioni competenti e addirittura più del 55% ritiene che per concludere affari di una certa importanza siano costretti a ricorrere alle cosiddette bustarelle, oppure ad agevolazioni di qualsiasi tipo.
Il quadro che emerge, dunque, è abbastanza inquietante. Le Pmi, così come le start up, dovrebbero rappresentare il volto nuovo dell’economia nostrana, invece spesso riproducono anch’essi metodi e pratiche di età ancestrale.
Per questo motivo sono quanto mai necessari delle norme a tutele degli imprenditori che incentivino la loro collaborazione con le autorità. Vedremo se il ddl anti-corruzione, prossimo alla discussione di fronte alle Camere, porterà a delle misure efficaci che possano quantomeno facilitare quel cambiamento culturale distante anni luce dall’essere visibile.

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