Gaetano Mancini, presidente di Confcooperative Sicilia e vicepresidente nazionale, intervistato dal GR di Confcooperative, evidenzia alcuni aspetti da implementare per migliorare la fruizione dei beni confiscati: “In prima battuta l’importanza della rete, perché le cooperative che gestiscono beni devono essere nelle condizioni di accedere al mercato. E in questo senso, l’impegno dell’organizzazione a mettere dentro un programma che li accompagni in questa direzione. Il secondo tema che è uscito in maniera importante è quello delle esigenza e della capacità, diciamo di queste imprese, di essere ben inseriti nella comunità.”
“Questo è un dato molto importante – evidenzia Mancini – perché la comunità deve essere soggetto attivo e il bene confiscato non deve essere una struttura chiusa a se stante, ma deve essere ben compenetrato nel territorio. La terza questione è l’esigenze di una governance adeguata sia a livello locale che nazionale, fra pubblico e privato, per far sì che questa tematica della la gestione dei beni confiscati abbia un’effettiva e concreta attuazione, nella direzione dell’efficienza. Perché è chiaro che è facile dire che dove c’erano imprese gestite dalla Mafia, che magari facevano tanti occupati, quando entra lo Stato, quella impresa va male, significa dare un messaggio molto negativo in quel senso.
Su questo c’è un impegno molto deciso di Confcooperative, invece, a dare segnali positivi e a far sì che i beni confiscati possono essere davvero patrimonio delle comunità del territorio.”
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