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Make in Italy: il primo rapporto su tecnologia e manifattura

29 Ottobre 20154 min read

La Italian FabLab and Makers Foundation “Make in Italy” ha elaborato il primo rapporto sull’impatto delle tecnologie digitali nel sistema manifatturiero italiano.
Si tratta di un’indagine molto interessante che ci raccolta qual è lo stato dell’innovazione applicata all’industria nel nostro paese, valutando il grado di utilizzo di tecnologie come la stampa 3D, il laser, Cnc o la robotica.

I cosiddetti “makers” sono gli artigiani del terzo millennio: innovatori che uniscono la tradizionale arte manuale italiana con le competenze digitali.
Applicare questi strumenti all’industria manifatturiera, significa rendere maggiormente produttive le nostre aziende e dotarle dei tool necessari per makerscompetere con le imprese internazionali.
La dizione “Make in Italy” rappresenta nell’intento della Fondazione una nuova missione, che mira alla costituzione di un nuovo Made in Italy, capace di lavorare a contatto con i makers e di utilizzare le loro tecnologie.
Il primo rapporto sull’impatto tecnologie digitali nel sistema manifatturiero italiano mostra che c’è ancora una lunga strada da seguire. La ricerca divide l’industria del Made in Italy in due grandi comparti:

  • settori produttori di beni di consumo del sistema moda e del sistema casa (intesi in senso allargato), per i quali gli aspetti legati allo stile, al design e all’heritage italiana fanno premio per la competitività (made in italy di consumo);
  • settori produttori di macchinari e componenti per i quali l’aspetto dell’innovazione tecnologica risulta premi ante dal punto di vista del rapporto con il mercato (made in italy tecnologico).

La rilevazione ha preso in considerazione solamente le società di capitali con ricavi superiori ad 1 milione di euro nell’anno 2013. Il campione è, dunque, di 42.096 imprese, di poco superiore al 10% del totale delle imprese manifatturiere in Italia.
Il 46% del fatturato delle industria del Made in Italy è rappresentato dalle vendite all’estero, per un totale di 119 miliardi nel 2014.
Entrando nel merito della ricerca, vediamo qual è la diffusione delle tecnologie in queste imprese e quali sono i settori con un maggior grado di utilizzo.
Il 25,8% delle imprese del Made in Italy utilizza la stampa 3D o il 3D scanning in modalità «in house» o ricorrendo a service esterni; sono le imprese del Made in Italy tecnologico ad utilizzare queste tecnologie con un’intensità superiore rispetto alla media (27,7% rispetto a 25,8%), con il  settore dei gioielli e delle pietre preziose e quello del dentale che sono i comparti leader (42,6%).
Per quanto riguarda la robotica l 36,7% delle imprese la utilizza in modalità «in house» o ricorrendo a service esterni. Anche in questo caso la diffusione maggiore è tra le aziende del Made in Italy tecnologico (45,7% rispetto alla media del 36,7%), mentre il comparto dove la robotica ha avuto una penetrazione maggiore è quello della metallurgia e degli altri prodotti in metallo (46,6%) e delle macchine e altri mezzi di trasporto (46,3%).
La tecnologia più utilizzata è quella a controllo numerico: il 67,7% delle imprese utilizza macchine a controllo numerico in modalità «in house» o ricorrendo a service esterni, con una quota del 74,3% nelle medie imprese e del 76% tra le imprese del Made in Italy tecnologico.
Il comparto del legno e mobilio (81,4%) e della metallurgia e prodotti in metallo (79,4%) è quello con la diffusione più elevata.
Per quanto riguarda, invece, il laser o altri sistemi di taglio supportati dal computer è utilizzato dal 48,3% delle imprese, con una penetrazione maggiore tra le altre industrie manifatturiere (62,3%) e tra le imprese che producono macchine e mezzi di trasporto (62,3%).
Circa tre imprese su quattro dichiarano di non usufruire di queste tecnologie perché non supportano il proprio business.

 

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