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Mafia Capitale: Corruzione e cooperazione non sono sinonimi!

15 Dicembre 20143 min read

L’inchiesta “Mafia Capitale” ha sconvolto l’opinione pubblica italiana e lasciato quel sentimento di amarezza che è difficile da estirpare. La corruzione in Italia è ormai dilagante. Non è un caso che il XX rapporto di Trasparency International classifichi l’Italia come il paese europeo più corrotto insieme a Romania e Grecia. La “Cupola Romana” non è altro che l’emblema di un problema culturale e morale, che impoverisce l’intera sfera economica e politica. Un sistema corrotto non è altro che un sistema inefficiente, poichè non garantisce la leale e rale concorrenza tra le imprese.

14112014Roma, come tante altre realtà italiane, mostra un sistema istituzionale completamente marcio, che ha visto coinvolto anche il mondo delle cooperative sociali. L’indagine della Procura Distrettuale Anti-Mafia di Roma ha rivelato un giro di gare d’appalto irregolari puntualmente vinte dalla Cooperativa 29. Si tratta di una cooperativa sociale di tipo B, nata con l’obiettivo di reinserire i più deboli ed i più svantaggiati nella società. Tra i tanti servizi c’è appunto quello di reinserimento degli ex detenuti, ma anche di assistenza ai disabili e ai tossicodipendenti.
Le principali attività della cooperativa guidata da Salvatore Buzzi erano diventate, però, la gestione dei rifiuti, la manutenzione delle aree verdi ed i servizi di pulizia, attività per le quali la Cooperativa 29 ha partecipato e vinto innumerevoli gare d’Appalto dal 2005 in poi. Una pratica resa possibile grazie ad un sistema pervasivo di corruzione che ha visto coinvolti membri delle istituzioni e della pubblica amministrazione. Un vera e propria cupola al comando della capitale.

Una delle reazioni più immediate dell’opinione pubblica è stata di indignazione verso l’intero mondo cooperativo, colpevole di non rispettare l’art. 45 della Costituzione. La verità è che il nostro Paese presenta migliaia di esempi positivi di cooperative di tipo B al servizio della collettività. Cooperazione non può essere e non è sinonimo di corruzione. Quella “funzione sociale a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata” che la Costituzione attribuisce alla cooperazione è ancora garantita in tutta Italia. Lo dimostrano le innumerevoli realtà locali di assistenza alle persone disabili o quelle al servizio dei profughi. La Cooperativa 29 è l’emblema, invece, di un modus operandi italiano che riguarda a stretto giro le cooperative così come le imprese, la politica e le istituzioni. Bisognerebbe ripartire proprio da quell’art.45 della Costituzione perchè proprio il carattere di mutualità al servizio della collettività dovrebbe valere per tutti, cooperative e non. La corruzione, invece, avvantaggia pochi soggetti a discapito della collettivitià: a ben vedere è l’esatto opposto della cooperazione.

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