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L’Italia nella morsa dell’usura a vantaggio delle mafie

1 Novembre 20123 min read

L'usura è un cancro per l'economia e per la societàDire che sia uno dei tanti effetti della crisi vuol dire negare l’esistenza di un fenomeno che, soprattutto nel Sud del Paese, esiste da sempre. Piuttosto la crisi l’ha aggravato anche con la “complicità”, diretta e indiretta, delle banche che hanno stretto ulteriormente i rubinetti in seguito al forte aumento delle sofferenze bancarie.

Stiamo parlando del fenomeno dello strozzinaggio, più noto come usura, vera cassa contante per le mafie, con “fatturati” da capogiro che non conoscono crisi, prodotti da interessi che arrivano fino al 1500% annui.

Il dato è quello presentato dalla Fondazione nazionale Antiusura “Interesse Uomo”, che da dieci anni opera nella provincia di Potenza e che a breve agirà sull’intero territorio italiano, sostenuta, tra le altre, da Banca Etica.

Non c’è regione o città d’Italia, salvo rare eccezioni, esente dal fenomeno: Roma dove i tassi raggiungono il 1500%; Aprilia 1075%; Firenze al 400%; la Puglia al 240%; la Calabria tra il 200 e il 257%. Va un po’ meglio, se è lecito esprimersi così, a Padova dove i tassi raggiungono il 180% e nel modenese dove variano tra il 120 e il 150%.

Dati impietosi che mettono a nudo una realtà economica sofferente che coinvolge migliaia di cittadini e imprenditori facendo le fortune, in particolare, di clan malavitosi: ben 55 quelli scoperti con le mani nel sacco, ramificati in ogni angolo d’Italia.

Papa Giovanni Paolo II° definì l’usura “una vergognosa e tremenda piaga sociale” della quale, aggiungiamo noi ma è opinione diffusa (se non un vero e proprio dato) più di qualche responsabilità grava anche sullo Stato. Non sono poche infatti le imprese che a tutt’oggi sono creditrici della pubblica amministrazione e che a causa del ritardo di quest’ultime nei pagamenti, e la concomitante indisponibilità degli istituti di credito, bussano alle “banche della mafia” sempre aperte e generose nell’erogazione di prestiti a tassi usurai.

È fin troppo evidente che occorrono iniziative pubbliche e private a sostegno di cittadini e imprenditori in difficoltà, utili non solo ad arginare l’annoso problema quanto ad infondere quel coraggio necessario a denunciare le proprie problematicità e a non sentirsi soli e abbandonati nell’affrontarle.

È un problema e una questione di civiltà, a tutt’oggi un neo spaventoso per l’Italia intera.

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Rocco Sicoli

Dopo anni passati tra la scrivania e il laboratorio, come redattore di riviste del settore ICT, ho deciso di tornare alla mia più grande passione: la comunicazione. Dal 2009 mi occupo di comunicazione politica sul campo, diventando campaign manager di una sfida molto ardua, radicare un nuovo soggetto fuori dagli schieramenti classici in una terra difficile come la Calabria. Studio le reti di influenza sociale e la creazione di nuovi immaginari. Credo nell'analizzare il contesto e nel trattare ogni scelta come qualcosa di matematico. Sono un cooperatore e dall'8 marzo 2016 ricopro la carica di Vice-Presidente di Confcooperative Calabria.

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