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L’Italia apre alla Cina: parteciperà alla Banca Cinese degli Investimenti

18 Marzo 20152 min read

Si chiama Asian Infrastructure Investment Bank e avrà il compito di finanziare la costruzione di infrastrutture che colleghino l’Asia all’Europa. Strade, ferrovie, porti, ma anche gasdotti e collegamenti hi-tech: la banca cinese degli investimenti, nata nel 2013, intende rafforzare il processo di globalizzazione ed aprirsi a nuovi investitori.
Ed è notizia di questi giorni la scelta di alcuni paesi europei di partecipare al capitale della società. Prima la Gran Bretagna e poi a ruota Germania, Francia ed Italia hanno deciso di prendere parte al progetto cinese e di intensificare, dunque, i rapporti commerciali con lo stato asiatico.

22_09_2014La decisione delle potenze europee non è stata presa bene dagli Stati Uniti d’America, che vedono nella nuova banca un ostacolo all’attività della World Bank ed un modo per esercitare una sorta di primato geopolitico da parte della Cina.
Un organismo gestito dal governo cinese non assicura, secondo gli Stati Uniti, trasparenza e democrazia nelle decisioni prese, oltre a mettere in pericolo le regole della libera circolazione dei merci e dei servizi.
I paesi europei rivendicano la propria scelta e parlano di meri interessi commerciali. L’Italia, dal suo punto di vista, spera anche nella possibilità futura di ottenere finanziamenti da parte della stessa Asian Infrastructure Investment Bank per costruire infrastrutture nel nostro paese.
Del resto l’Italia manifesta gravi deficit da questo punto di vista: partecipare ad un progetto di questa entità significa garantirsi un importante alternativa ai fondi europei.

La sensazione è che la polemica scatenata dagli Usa sia dettata da ragioni ormai superate, legate ad una mentalità da Guerra Fredda. L’Europa, dal canto suo, deve necessariamente aprirsi ai nuovi mercati asiatici.
I dati sull’export, riportati dall’Istat in data odierna, mostrano una parziale dipendenza del nostro paese nei confronti degli Stati Uniti. Aprire nuovi canali commerciali risulta quanto mai essenziale, anche alla luce della crisi dei consumi che attanaglia l’Italia così come altri paesi del Mediterraneo.

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