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Libertà di stampa: l’Italia sprofonda al 73° posto

12 Febbraio 20152 min read

Non era facile uscire dalle prime 50 posizioni del Word Press Freedom Index, la classifica che certifica il livello di libertà di stampa presente nei singoli paesi.
Ebbene sì, l’Italia c’è riuscita perdendo ben 24 posizioni ed attestandosi al 73° posto, dietro al Senegal e alla Moldavia.
Lo studio realizzato da Reporters without borders prende in considerazioni sette variabili: livello di abusi, pluralismo, quadro giuridico, indipendenza dei media, trasparenza, autocensura ed infrastrutture.

Jobs act via i Co.co.pro e modifiche alle Partite IvaSecondo la graduatoria proposta, alla fine del 2014 ai primissimi posti si collocano i paesi scandinavi.
L’Europa del Nord si conferma una macro-area all’avanguardia, non solo sul piano dell’innovazione tecnologica, ma anche su quello dei diritti. Ai primi cinque posti troviamo infatti la Finlandia, la Norvegia, la Danimarca, l’Olanda e la Svezia.
Poco più indietro la Germania (12°), mentre Spagna, Gran Bretagna e Francia si collocano rispettivamente al 33°, 34° e 38° posto.

E l’Italia? Il nostro paese viene retrocesso pesantemente. Passa dalla 49° posizione del 2013 al 73° attuale.
Secondo Reporters without borders, i giornalisti italiani sarebbero stati vittima di innumerevoli attacchi mafiosi.
Nei primi dieci mesi del 2014 ci sono stati ben 43 casi di aggressione fisica e 7 casi di attacchi incendiari a case e auto. Numeri preoccupanti, ai quali va aggiunta la crescita delle cause “ingiustificate” per diffamazione, la maggior parte delle quali portate avanti da politici.
Si è passati dagli 84 procedimenti per diffamazione del 2013 ai 129 nei soli primi dieci mesi del 2014.
Segno di una categoria, quella dei giornalisti, che fatica a mantenere la propria indipendenza di fronte all’influenza della classe politica.
In generale, secondo questo reportage, la libertà di stampa segna il passo nella maggior parte dei paesi analizzati.
L’influenza della politica e di gruppi terroristici di stampo islamico ha assestato dei colpi pesanti all’intera categoria giornalistica. L’attacco a Charlie Hebdo, in tutta la sua gravità, esemplifica alla perfezione il momento storico che sta vivendo lo stato di diritto e tutte le sue diramazioni.

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