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Le cooperative sanitarie: un nuovo modello di welfare

13 Ottobre 20152 min read

Sono 81 milioni le persone in tutto il mondo curate e assistite dalle cooperative sanitarie.
A rivelarlo è Giuseppe Milanese, presidente di Federazione Sanità – Confcooperative, durante la presentazione del rapporto “Better Health & Social Care” a Milano Expo 2015.
La giornata di Confcooperative è proseguita poi con il workshop internazionale “Nutrire il welfare – Le cooperative in sanità”, nel corso del quale sono stati presentati i modelli di cooperazione sanitaria di Italia, Giappone, Canada, Brasile, Argentina e Spagna.

Le cooperative del settore sanitario rappresentano una risorsa fondamentale per i cittadini, specie in un momento di crisi del welfare state. Lì dove lo Stato non gardini federsanitàriesce ad intervenire per carenza di fondi, può operare il Terzo Settore.
Il mondo della cooperazione italiana, da questo punto di vista, sta svolgendo un lavoro splendido assistendo oltre 1,5 milioni di persone.
«La sanità pubblica ha bisogno delle cooperative e della loro sussidiarietà per costruire un nuovo modello di welfare» ha spiegato Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, al workshop organizzato da Federsanità.
Gli esempi forniti dagli ospiti internazionali presenti hanno mostrato come un welfare alternativo a quello pubblico sia possibile ed altamente efficiente.
Spicca tra gli altri il modello giapponese, dove i cooperatori stanno lavorando per curare i disturbi psicofisici dettati dall’anzianità, fornendo un servizio altamente qualitativo ai propri cittadini.
Il modello virtuoso per eccellenza è, però, rappresentato dal mondo della cooperazione brasiliana.
Le coop sanitarie brasiliane assistono, infatti, oltre 20 milioni di cittadini, corrispondenti al 10% dell’intera popolazione. Particolarmente significativo è l’operato di Unimed do Brasil, la più grande cooperativa sanitaria del mondo che unisce 360 coop locali e fornisce assistenza medico sanitaria sull’84% del territorio brasiliano.
La cooperazione sanitaria, dunque, in Italia come nel resto del modo, ha il merito di essere più vicina alle comunità locali, comprenderne i bisogni e saperli interpretare. Una peculiarità, questa, che può essere sfruttata per creare un sistema sanitario maggiormente decentrato e meno dipendente dallo stato di salute della sanità pubblica.

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