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Lavoro: Italia e Germania, un confronto impietoso. Numeri record per i tedeschi

5 Gennaio 20152 min read

Il mercato del lavoro tedesco è diventato un modello di riferimento per tutti i paesi europei. Non è un caso che la Germania sia diventata il motore trainante dell’Unione Europea e che presenti il più basso livello di disoccupazione fra tutti i Paesi membri.
Il 2014, da questo punto di vista, è stato un altro anno d’oro per i tedeschi. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto la cifra record del 4,7%. Più basso persino del 2013, quando già si era attestato sotto il 5%.
Come riporta l’Istituto di Statistica Destatis, il numero dei disoccupati è diminuito di 77mila persone, -3,5% rispetto al 2013. Questo è l’ottavo anno consecutivo che nello stato teutonico aumentato il numero degli occupati, facendo registrare cifre record nella storia tedesca.

caschetto lavoroSe è vero, dunque, che l’economia europea fatica a ripartire, il discorso non è valido per la Germania. E qui il confronto con l’Italia è impietoso. Secondo i dati forniti dall’Istat e riportati qualche giorno fa, è proprio il tasso di disoccupazione il macro-aggregato più preoccupante per il nostro paese. Crescono, infatti, le esportazioni, i consumi, i livelli produttivi e con essi è atteso un parziale aumento del Pil. Rimarrà pressochè invariato, invece, il tasso di disoccupazione, attestabile sempre attorno al 13%. Ben al di sopra dunque del 4,7% tedesco.

Il mercato del lavoro tedesco è un sistema dinamico, dove il servizio di placement, il reddito di cittadinanza ed i mini-contratti di lavoro riescono ad interagire in maniera perfetta. Il risultato è un sistema che premia chi cerca attivamente lavoro e rimane così costantemente all’interno del circuito occupazionale.
L’idea generale di Renzi sarebbe stata quella di emulare la Germania. Il Jobs Act, tuttavia, sembra lontano dal modello tedesco, se escludiamo la flessibilità che esso promuove nel rapporto di lavoro.
Dunque, il miracolo tedesco, con tutte le sue contraddizioni e controindicazioni, è lontano per l’Italia e per la maggior parte dei paesi europei. E lo sarà probabilmente per molti anni ancora.

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