È stato pubblicato il Focus Censis-Confcooperative intitolato: “Lavoro, il mercato contorto: l’Italia alle prese con mismatch, demografia e grandi dimissioni”.
Il dato più evidente emerso dal focus è quanto sia ancora difficile far coincidere offerta e domanda di lavoro. Un focus di grande ampiezza che stima le ricadute economiche della mancanza di lavoratori e anche fenomeni nuovi come le dimissioni volontarie.
Il Presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, ha dichiarato: «Il lavoro c’è, ma continuano a mancare i lavoratori. Il mismatch frena le imprese e presenta un conto salato per il Paese, un costo stimato che equivale a 28 miliardi di euro, l’1,5% del Pil. Servizi, industrie, costruzioni, trasporti ed energia sono i settori più colpiti. Anche le nostre 17.000 cooperative– ha continuato il Presidente- che occupano circa 540.000 persone, potrebbero assumerne almeno altre 30.000, ma non trovano personale qualificato, soprattutto nel welfare, nei servizi alla persona, nell’agroalimentare e nel turismo.»
Preoccupa l’invecchiamento dei lavoratori
Tra il 2012 e il 2022 gli occupati anziani sono aumentati di quasi 3 milioni, passando dai 6,3 milioni del 2012 ai 9 milioni del 2022. L’incremento è stato del 42,4%, tanto che oggi 1 lavoratore su 4 ha più di 50 anni. Sempre nel 2022, risultavano ancora occupati 687 mila individui con un’età uguale o superiore ai 65 anni. Considerando gli over 65 fra il 2012 e il 2022 la componente più anziana è, di fatto, cresciuta del 72,2%.
Mentre, fra il 2012 e il 2022, i 15-34enni occupati si riducono, in termini assoluti, di 361 mila unità; in termini relativi la variazione negativa è di 6,5%. La quota dei giovani fra gli occupati passa dal 25,1% del 2012 al 22,6%.
Un nuovo fenomeno: Le dimissioni volontarie
A spaventare è anche il fenomeno dell’abbandono volontario del posto di lavoro. Secondo il Presidente Gardini sarebbe più opportuno parlare di “mobilità interna” del mercato del lavoro.
«Nel 2022- ha evidenziato Gardini– il numero di lavoratori dipendenti che si sono dimessi è stato di 1.047.000. Di questi circa 700.000 si sono ricollocati nel giro di tre mesi.»
Un trend decisamente in rialzo rispetto all’era pre-Covid, quando nel 2019 le dimissioni volontarie interessavano poco più di 810.000 lavoratori, ma entro tre mesi se ne ricollocava il 63,2%, quasi -4% rispetto al 2022. Il tasso di ricollocazione tende a crescere, in linea tenendo il passo dell’aumento dell’occupazione che si è registrata negli ultimi due anni.
«In passato- ha sottolineato il Presidente Gardini– ci si dimetteva per guadagnare di più, oggi per svolgere un lavoro più qualificante per le proprie capacità e le proprie competenze.»
Nel 2012 gli insoddisfatti del proprio lavoro rispetto alle competenze possedute era il 13,1%. Dieci anni più tardi la percentuale ha raggiunto il 36,1%.
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