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La spending review e i costi della politica regionale

25 Settembre 20123 min read

I costi della polica nelle regioni italianeIn tempi di spending review e di sacrifici richiesti ad ogni cittadino italiano per far fronte alla crisi in atto, l’indagine del Sole 24 Ore sulle spese dei Consigli regionali induce a più di una riflessione. In pieno polverone mediatico e politico consequenziale a quanto accaduto nel Lazio, ma sulla stessa scia in seno al Partito Democratico (caso Lusi), alla Lega, in Lombardia (con Pionati), vado a memoria, i dati presentati dal quotidiano economico fanno rabbrividire. Non che non ce ne fossimo accorti, “a naso”, ma averli davanti è tutt’altra faccenda.

Il Lazio è la regione in testa alla classifica per gli stipendi erogati ai consiglieri regionali con una spesa complessiva di 24milioni 150mila euro, sebbene sia la Valle d’Aosta quella in cui gli stessi emolumenti incidono di più con 4.176 euro per ogni 100 abitanti. Una regione “piccola” come la Calabria si colloca al 12° posto con una cifra complessiva di poco superiore ai 7milioni di euro.

Per ciò che concerne i finanziamenti ai gruppi consiliari, l’analisi del Sole 24 Ore sul rendiconto del 2011, pone in testa (in termini assoluti) la Sicilia con 13milioni 712mila euro, seguita dalla Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Liguria, Valle d’Aosta, Trentino, Molise.

Altra voce, i vitalizi, altra classifica, con in testa il Molise anche se in termini assoluti di spesa il primato va ancora alla Sicilia (21.060.240) seguita da Sardegna e Lazio.

Per quanto riguarda, infine, le spese per il personale a guidare la classifica è la Valle d’Aosta ma in termini assoluti di nuovo Sicilia (44.218.000), Campania e Veneto.

Un fiume di denaro pubblico che fa rabbrividire chi quotidianamente è costretto a fare i conti i soldi che non bastano nemmeno per la spesa necessaria alla sopravvivenza.

Denaro pubblico, questo la ricerca non lo evidenzia, ancora maggiore per commissioni fisse o speciali ravvisabili in seno ad ogni Consiglio regionale.

Il caso del Lazio ha il “merito” di aver riportato all’attenzione di tutti gli sprechi della politica: di spese non sempre necessarie se non del tutto illegali, molto spesso del tutto personali. Per non parlare poi di auto, viaggi, riunioni straordinarie e quant’altro.

Lo scrivemmo a suo tempo, la casta è salva (Spending review: tagli su tutto o quasi. La casta è salva!) ma non per facile populismo, ma come presa d’atto che un governo “tecnico” ha evidenti limiti d’azione sui gruppi politici di ogni colore e direzione che pure, a parole, sono tutti ben disposti a ridurre il numero dei parlamentari o gli stipendi, i vitalizi e quant’altro: sia pure, sempre, a “partire dalla prossima legislatura”.

Ora tutti parlano di organi di controllo interni ed esterni quando, molto più semplicemente, una maggiore trasparenza consentirebbe azioni più efficaci e, visto l’andazzo, un deterrente a chi approfitta di tanto denaro a disposizione.

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