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La sentenza del Tar che vieta le doppie poltrone agli ordini professionali

29 Settembre 20152 min read

Una sentenza del Tar del Lazio obbliga gli ordini professionali a rispettare i principi di trasparenza, anticorruzione e incompatibilità degli incarichi, come stabilito dalla legge.
La pronuncia del tribunale amministrativo arriva in seguito al ricorso presentato dal Consiglio nazionale degli avvocati e dagli ordini territoriali contro l’Autorità anti-corruzione che ha obbligato gli ordini ad uniformarsi alla normativa sull’anticorruzione e l’incompatibilità degli incarichi.

Secondo il Tar, gli ordini sono degli enti pubblici non economici ed in quanto tali, quindi, devono presentare un piano triennale anti corruzione, non possono conferire incarichi dirigenziali a chi ha ricevuto delle condanne per reati contro la P.A.
Saranno vietati, inoltre, i doppi incarichi per i dirigenti e sarà obbligatorio, infine, lagiustiziaèamministratanelnomedelpopolo1rendere pubblici lo stato patrimoniale dell’ordine, gli stipendi e gli incarichi assunti dai vertici dell’ordine stesso.
La querelle tra il Consiglio nazionale forense e l’Anac è durata parecchi mesi, con anche alcuni esponenti politici di rilievo coinvolti nella diatriba. Basti pensare che l’avvocato difensore del Consiglio nazionale forense è stato l’ex Ministro di Grazia e Giustizia Giovanni Maria Flick.
L’Autorità Anti corruzione ha fatto sapere che inizieranno subito i controlli all’interno degli ordini territoriali e chi non rispetta le delibere dell’Anac potrà ricevere una sanzione che va dai mille ai diecimila euro.
Ovviamente tali obblighi non riguardano solamente gli ordini forensi, ma anche altre libere professioni, quali farmacisti, infermieri, medici, ecc. La levata di scudi attiene soprattutto al divieto di avere doppi incarichi, un norma che impedirebbe a tanti parlamentari di esercitare il doppio ruolo di deputato/senatore e di presidente del proprio ordine.
La sentenza del Tar spazza via ogni dubbio e può essere considerata per certi aspetti rivoluzionaria, se consideriamo i tanti rappresentati degli ordini professionali presenti in Parlamento e gli obblighi di rendicontazione che questi ultimi saranno costretti a rispettare in quanto “enti pubblici non economici”.

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