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La riforma delle partecipate: tra manager unico e taglio dei compensi

4 Gennaio 20162 min read

Il 15 gennaio è atteso in Consiglio dei Ministri il decreto legislativo di riforma della pubblica amministrazione.
Uno dei provvedimenti più reclamizzati riguarda il cosiddetto “giro di vita” sulle partecipate, un modello organizzativo che in questi anni è balzato all’onore delle cronache per i numerosi scandali giudiziari che hanno coinvolto diversi manager.
Nelle intenzioni del Governo c’è di effettuare un taglio netto delle società in rosso e di ridurre in maniera drastica il numero degli amministratori.

Come riportato dal quotidiano Repubblica non ci saranno più consigli di amministrazione composti da tre fino a cinque amministratori, ma ci sarà un solo ecobonus legge di stabilitàmanager a gestire l’intera attività.
Di pari passo con la riduzione del numero di amministratori, verrà disciplinato anche un taglio degli stipendi. Il nuovo decreto, infatti, stabilirà un nuovo tetto salariale che sarà proporzionale all’attività svolta e alla qualificazione professionale.

Viene valutato, inoltre, come eccessivo il numero delle partecipate, che ammontano ad oltre 7.000. Molte di queste presentano un bilancio in rosso o addirittura non depositano un bilancio o un atto di gestione da più di tre anni.
Queste ultime verranno immediatamente cancellate dal Registro delle Imprese, mentre chi presenta un saldo negativo verrà sottoposto ad un controllo annuale.
Le società che non passeranno le verifiche periodiche saranno sottoposte ad operazioni di razionalizzazione o a forme di accorpamento con altre società.
La riforma renderà, inoltre, più difficile l’istituzione di una nuova partecipata: sarà necessario un atto deliberativo accompagnato da una relazione tecnica che dovranno essere valutati dalla Corte dei Conti e dall’Antitrust.

La nuova normativa disciplinerà infine tutti i requisiti necessari per dare vita ad una partecipata e le relative tipologie giuridiche di società.
Verranno considerate come tali le partecipate e le controllate dallo Stato, dalle Regioni e dagli Enti Locali e le società a controllo analogo, ovvero quelle sulle quali l’amministrazione esercita un controllo analogo a quello effettuato sui propri servizi.
Le uniche due forme giuridiche ammesse saranno, infine, quelle della spa e della srl.
Per quanto riguarda, invece, l’attività della partecipata dovrà riguardare la produzione di un servizio di interesse generale o la progettazione di un’opera pubblica (attività che dovrà rappresentare l’80% dei servizi erogati).

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