Now Reading: La flessibilità in uscita: uno strumento costoso ma necessario

Loading
svg
Open

La flessibilità in uscita: uno strumento costoso ma necessario

11 Giugno 20153 min read

In questi giorni si fa un gran parlare della cosiddetta flessibilità in uscita. Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha annunciato un intervento, che sarà inserito probabilmente all’interno della prossima Legge di Stabilità, per incentivare il turnover generazionale favorendo l’ingresso di giovani nel mercato del lavoro.
La proposta è basata sul ddl Damiano-Baretta in base al quale i cittadini possono andare in pensione a partire da 62 anni invece che a 66, accettando un trattamento pensionistico ridotto del 2% per ogni anno d’anticipo.
È evidente che un provvedimento di questo tipo sarebbe molto oneroso per le casse dello Stato. Il presidente dell’Inps Tito Boeri si è espresso sul punto nella giornata di ieri, sottolineando come uno strumento del genere rischia di costare 8,6 milioni per l’erario pubblico. Una cifra considerevole che diventa ancora più pesante in un periodo di continua revisione della spesa.

polettiLa domanda che bisognerebbe porsi è però un’altra: bastano i meccanismi attualmente in vigore per garantire un effettivo turnover generazionale? La risposta è evidentemente no.
La riforma Fornero si è posta come obiettivo principale quello di adeguare il nostro paese agli standard pensionistici europei e di rimettere al posto le casse pubbliche. Ne è venuto fuori un provvedimento estremamente lacunoso e che probabilmente andrà rivisto a breve.
La riforma delle pensioni deve andare di passo con l’introduzione di politiche attive che possano favorire l’immissione di giovani nel mercato del lavoro. Il rischio altrimenti è di avere un tasso di disoccupazione perennemente sopra al 40%, come è avvenuto di fatto negli ultimi anni.
«Dobbiamo trovare un equilibrio tra la maggiore flessibilità e le compatibilità di finanza pubblica» ha dichiarato Poletti «Non vogliamo scaricare altri pesi sulle future generazioni. Non possiamo costruire altro debito»
Che si tratti di un parziale ripensamento rispetto alle parole di apertura di qualche giorno fa? Molto, ad ogni modo, dipenderà dal parere europeo rispetto ad un provvedimento già bocciato, ad esempio, per la Grecia.
La situazione italiana è certamente diversa, ma il nostro debito rimane comunque sotto stretta osservazione.
Il sistema Italia ha bisogno, però, di una riforma di tipo strutturale, che interessi le politiche attive, i contratti lavorativi, le tasse sul lavoro ed infine le pensioni. Il tempo dei provvedimenti ad hoc è giunto ormai al termine.
Ecco perchè una riforma radicale, come quella sulla flessibilità, in uscita risulta essere necessaria ancora più che costosa.

Sostieni la voce libera della cooperazione

Cari lettori e sostenitori della cooperazione,

Cooperative Italia è nato con una missione chiara: offrire una piattaforma informativa dedicata ai temi della cooperazione, economia, lavoro, agricoltura, terzo settore, innovazione sociale e innovazione d'impresa. Da sempre, ci impegniamo a fornire contenuti accurati, approfonditi e imparziali, perché crediamo in un media libero e indipendente.

Se condividete la nostra visione e la nostra passione, vi invitiamo a sostenerci. Ogni contributo, anche il più piccolo, fa la differenza.

svg

What do you think?

Show comments / Leave a comment

Leave a reply

svg