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La Commissione Europea promuove l’Italia a metà: Pil in crescita, preoccupa la disoccupazione!

9 Febbraio 20152 min read

Italia promossa a metà. È questo il bilancio che viene fuori dalle stime della Commissione europea.
Bruxelles ha comunicato le proprie previsioni sul prossimo triennio in Italia e in Europa, rivedendo in alcuni casi i dati comunicati nel mese di Novembre.
Ci sono segnali positivi per il nostro paese in relazione al debito pubblico e al Pil, meno incoraggianti, invece, le proiezioni sulla disoccupazione e l’inflazione.
Ma procediamo con ordine.

eurogruppoPer quanto riguarda il Prodotto Interno Lordo, le stime della Commissione sono rimaste invariate rispetto a quelle emesse a Novembre: nel 2015 il PIl dovrebbe crescere dello 0,6%.
Vengono riviste, invece, in positivo le stime per l’anno 2016 (+1,3% contro il +1,1%).
Il processo di crescita sarà favorito dall’aumento delle esportazioni, legato principalmente ad un dollaro sempre più forte. I prodotti italiani, infatti, trovano negli Stati Uniti un mercato proficuo.
Ecco perché le imprese nostrane che realizzano una quota rilevante delle loro attività commerciali negli Usa potranno avere enormi benefici dalla svalutazione dell’Euro, compensando così la scarsezza della domanda interna.
I segnali positivi arrivano anche dal debito pubblico. Secondo la Commissione il rapporto deficit/Pil scenderà progressivamente: nel 2014 il rapporto è del 3% ed arriverà al 2,6% nel 2015 e al 2,0% nel 2016.
Le riforme proposte dal Governo nella Legge di Stabilità vengono, dunque, valutate positivamente sul piano degli obiettivi contabili.  Non è un caso che le previsioni antecedenti al Ddl dessero un rapporto deficit/Pil più alto (2,7% nel 2015 e al 2,2% nel 2016).

I dati più preoccupanti arrivano, invece, dal tasso di disoccupazione. Il mondo del lavoro rimane uno degli ambiti dove l’Italia si trova più indietro rispetto agli altri paesi dell’Eurozona.
La Commissione prevede una disoccupazione al 12,8% nel 2015, addirittura in rialzo rispetto alla precedente elaborazione (12,6%).
Evidentemente le istituzioni europee non vedono nel Jobs Act un’efficace soluzione al problema del lavoro, sicuramente non nel breve periodo.
Anche l’Italia, infine, come molti paesi europei, conoscerà il peso della deflazione, passando da una situazione di inflazione debole (+0,2%) ad un vero e proprio calo dei prezzi (-0,3% nel 2015).
Gli effetti del Quantitative easing, però, si faranno sentire a partire dal 2016, quando secondo la Commissione l’inflazione tornerà al 2%, ovvero sui livelli auspicati dalla Bce.

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