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Jobs Act: aumentano i contratti a tempo indeterminato nel mese di Marzo

23 Aprile 20153 min read

Jobs Act: una rivoluzione totale del mercato del lavoro italiano o una manovra marginale? Difficile valutarne gli effetti dopo solo un mese dall’approvazione dei primi decreti attuativi.
Per adesso possiamo limitarci ad analizzare i primi numeri riportati dal Ministero del Lavoro relativi al mese di Marzo. Quando parliamo di nuovi contratti stipulati da parte delle aziende dobbiamo tenere conto soprattutto di due principali novità normative: la previsione di sgravi contributivi (massimo 8.060 euro in tre anni) per l’attivazione di nuovi contratti a tempo indeterminato e l’introduzione del nuovo contratto a tutele crescenti (in vigore dal 7 marzo) che renderà più facile lo scioglimento dei vincoli contrattuali attraverso la previsione dell’indennizzo economico al posto del reintegro per i licenziamenti illegittimi.
Questi due aspetti sono ovviamente centrali per valutare correttamente l’entità del cambiamento.

bilancioI primi numeri in tal senso possono essere definiti incoraggianti. Secondo i dati del Ministero del Lavoro, infatti, nel mese di Marzo sono stati attivati in tutto 641.572 nuovi contratti, ad eccezione del lavoro domestico e della Pa, a fronte di 549.273 cessazioni; il saldo, dunque, è stato attivo di 92.299 unità.
Per quanto riguarda nello specifico le nuove forme contrattuali a tempo indeterminato ne sono state attivate 162.498 (quasi 54.000 in più rispetto a marzo 2014) a fronte di 131.128 contratti cessati, con un saldo positivo di 31.000 unità.
Gli effetti degli sgravi contributivi e dell’introduzione del contratto a tutele crescenti possiamo verificarle nel dettaglio confrontando questi dati con quelli di marzo 2014. In quel caso, infatti, in relazione ai contratti a tempo indeterminato il saldo era stato negativo, con 144.839 cessazioni a fronte di 108.647 attivazioni (-36.000 unità).
Stesso discorso se ci concentriamo sulle forme contrattuali a termine, ovvero quelle sulla carta disincentivate dalla nuova normativa. Diminuiscono, infatti, le attivazioni a tempo determinato (da 395.000 a 381.234), i contratti di apprendistato (da 21.037 a 16.844) e le collaborazioni (da 48.491 a 36.460), segno evidente che il contratto a tempo indeterminato, sotto la nuova accezione delle “tutele crescenti”, sta tornando ad essere il baricentro del mondo del lavoro (aumento del 49,5% di nuove assunzioni a tempo indeterminato rispetto a marzo 2014).
Certamente è ancora presto per esprimere dei giudizi definitivi, ma i primissimi dati sembrano essere senza dubbio incoraggianti. Lo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è espresso in maniera positiva definendo queste elaborazioni come «dati che incoraggiano la fiducia» e parlando del cammino delle riforme come «un percorso virtuoso». 

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