L’Italia è la patria dell’arte e della cultura. In pochi, però, fino adesso si sono chiesti quanto vale in termini economici l’Industria della Cultura e della Creatività nel nostro Paese.
Troppo spesso si tende a sottovalutare il possibile impatto economico di un investimento in attività di questo genere.
Uno studio di Ernst & Young, presentato oggi alla Triennale di Milano, ha provato, allora, a valutare l’apporto del settore in termini meramente economici.
Da questa analisi, è emerso che nel 2014 il valore economico complessivo dell’Industria della cultura e della creatività è stato pari a 46,8 miliardi di euro, corrispondente al 2,9% del Prodotto interno lordo nazionale.
Di questi l’86% deriva da attività direttamente legate alla filiera creativa, come la concezione, la produzione e la distribuzione di opere e servizi culturali e creativi, mentre il restante 14% viene da attività collaterali.
L’indagine di Ernst & Young sorprende soprattutto per i dati relativi al numero di occupati. Nel 2014 sono stati 995 milioni gli occupati nel settore dell’Industria culturale, ovvero circa il 4% della forza lavoro italiana.
Questo vuol dire che la cultura può essere davvero un volano imprescindibile dell’economia italiana.
Lo studio ci aiuta a capire anche nel dettaglio il valore e l’impatto occupazionale dei singoli ambiti dell’Industria culturale.
Non stupisce che nel 2014 il valore economico più elevato sia stato generato dal settore della Televisione e Home Entertainment, con 12,2 miliardi di euro prodotti e 95.885 occupati.
Segue l’ambito delle Arti Visive, vero e proprio patrimonio storico italiano, che ha prodotto 11,2 miliardi di euro e dato lavoro a 241.607 persone.
Bene anche la Pubblicità grazie ad un valore economico generato di 7,4 miliardi di euro e ad una crescita costante della creatività digitale.
Un ambito che dà lavoro a moltissime persone è invece quello delle Arti Permormative, come la danza, con oltre 150.000 occupati; buono, infine, il rendimento in termini occupazionali del settore Quotidiani e Periodici che, nonostante l’enorme crisi ed i cambiamenti che sta attraversando il mondo dell’editoria, riesce ad occupare più di 100.000 persone.
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