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Istat: tutti i dati su Pil, consumi ed investimenti per l’anno 2014

3 Marzo 20154 min read

Un 2014 negativo per il Pil italiano ed il confronto diventa impietoso quando guardiamo ai più grandi stati europei.
Lo riferisce l’Istat, nella sua analisi annuale sul Prodotto Interno Lordo e tutte le altri variabili aggregate.
Il Pil italiano in volume è diminuito dello 0,4% rispetto al 2013, mentre in Germania ed in Francia è cresciuto rispettivamente del +1,6% e del +0,4%.
La differenza con gli Stati Uniti è ancora più marcata, se pensiamo che negli Usa il Pil è cresciuto addirittura del +2,4%.

istatI dati appena riportati sono il segno inequivocabile che gli altri paesi, seppur tra mille difficoltà, sono riusciti a trovare i giusti antidoti alla crisi. Il processo di crescita in queste realtà è iniziato lentamente e sembra portare i primi frutti, sia in termini di crescita dei volumi produttivi che di riduzione del tasso di disoccupazione.
Non è un caso che anche in quest’ultimo ambito l’Italia, a fine 2014, faccia registrare il proprio record negativo con una disoccupazione al 12,7%.

Se analizziamo nel dettaglio i dati sul Pil, forse bisogna addirittura essere soddisfati. Nel 2013, infatti, la variazione negativa rispetto all’anno precedente era stata del -1,7%. Limitare la perdita allo 0,4% può essere, quindi, valutato in maniera positiva.
In realtà non può e non deve essere così. Il motivo è presto detto.
L’analisi attenta delle elaborazioni dell’Istat ci permette di effettuare una riflessione molto chiara.
Gli apporti positivi al nostro Prodotto Interno Lordo vengono per lo più da fattori esterni, quali la svalutazione dell’euro ed il crollo del prezzo delle materie energetiche.
La domanda estera netta ha fornito, infatti, un apporto positivo di 0,3 punti, al pari delle esportazioni, aumentate dello 2,7%.

Il dato emerso è chiaro: la limitazione delle perdite rispetto al biennio 2012-2013 è dovuto principalmente ad una crescita della domanda estera. I prodotti italiani sono molto richiesti sui mercati internazionali e l’aumento dei consumi negli Stati Uniti ha certamente portati dei benefici all’interno della nostra economia.
Non si può dire, al contrario, la stessa cosa per la domanda interna. È questo, con ogni probabilità, il dato più preoccupante.
La domanda interna ha contribuito in maniera negativa dello 0,6%, un dato che si ripercuote inevitabilmente sui consumi e sugli investimenti.
Dal lato della domanda interna nel 2014 si registra, in termini di volume, una variazione nulla dei consumi finali nazionali e un calo del 3,3% degli investimenti fissi lordi”. L’Italia fatica a far ripartire la spirale positiva dei consumi e degli investimenti, anche se qualche segnale di ripresa è riscontrabile.
Ad esempio, la spesa per consumi finali delle famiglie residenti è cresciuta del +0,3 %, facendo registrare un’inversione di tendenza dopo il pessimo 2013 (-2,9%).
Sono aumentate in particolare le spese per alcool, tabacchi e narcotici (+2,3%), servizi sanitari (+2,0%), ricreazione e cultura (+1,9%). Diminuiscono, invece, i consumi per mobili, elettrodomestici e manutenzione della casa (-1,4%), a testimonianza del fatto che il settore immobiliare fatica ancora a riprendersi dopo la crisi del 2009.

Per quanto riguarda gli investimenti (-3-3%), la variazione negativa maggiore è rappresentata dalla componente delle costruzioni (-4,9%) e dell’acquisto di macchinari (-2,7%).
I settori produttivi, infine, che hanno portato il maggiore apporto negativo al Pil sono ancora una volta quello delle costruzioni (-3,8%) ed agricoltura, silvicoltura e pesca (-2,2%).

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