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Istat: crollo demografico per l’Italia, mai così male dalla Prima Guerra Mondiale

10 Giugno 20163 min read

In Italia è in atto un vero e proprio crollo demografico. Si tratta di un fenomeno in costante aumento dal 2008 in poi, ovvero dagli anni dalla crisi, e che ha raggiunto il suo apice nel 2015.

Avevamo avuto un’anticipazione nei mesi scorsi, adesso i dati dell’Istat hanno confermato il drammatico calo della popolazione italiana nell’anno appena trascorso.
Al 31 dicembre 2015 risiedono in Italia 60.665.551 persone, di cui più di 5 milioni di cittadinanza straniera. Come sottolineato dall’istituto di statistica c’è stata speranza-di-vita-italiauna variazione negativa consistente del numero dei residenti, corrispondente a -130.061 unità.
Sono soprattutto i cittadini italiani a mostrare una flessione, con 141.777 residenti in meno rispetto al 2014 mentre la popolazione straniera aumenta di 11.716 unità.
Per quanto riguarda la distribuzione geografica nel Nord-ovest abbiamo 16.110.977 abitanti (26,6% del totale), nel Nord-est 11.643.601 abitanti (19,2%), al Centro 12.067.803 (19,9%), al Sud 14.110.771 (23,3%) e alle Isole 6.732.399 abitanti (11,1%).

È particolarmente interessante, oltre che allarmante, analizzare i dati relativi al saldo tra nati e decessi che rendono l’idea della gravità della questione demografica nel nostro Paese.
Nel 2015 sono state registrate 485.780 nascite e 647.571 decessi. Pertanto, il saldo naturale (differenza tra nati e morti) è negativo per 161.791 unità; bisogna risalire, addirittura, al biennio 1917-18 per riscontrare valori ancora più elevati.
Ci sono diversi fattori che hanno portato a questa situazione. Innanzitutto c’è un calo delle nascite progressivo che va avanti dal 2008. Nel 2015 ci sono state 485.780 nascite, 16.816 in meno rispetto all’anno precedente (-3,3%) e più di 90 mila in meno negli ultimi sette anni.
Tra le cause c’è sicuramente la crisi economica, che ha portato i giovani a ritardare, quando addirittura a rinunciare ad alcuni momenti importanti della propria vita, come il matrimonio e la nascita del primo figlio.
L’Istat indica tra le cause anche l’uscita dall’età produttiva delle donne nate nel periodo del cosiddetto baby-boom e anche la costante diminuzione del numero di donne in seguito al lento calo delle nascite.

Ad impressionare, infine, è il numero di decessi avvenuto nel 2015. Sono, infatti, 647.571 i morti fatti registrare nell’anno appena trascorso, una cifra superiore di 49.207 unità rispetto 2014 ed è il valore più elevato dal 1945.
Fin qui le due variazioni più ampie erano avvenute nel 1983 e nel 2003, quando il numero di persone decedute era cresciuto su base annua di circa 30.000 unità.
Questa volta ci siamo avvinati a quota +50.000. Se andiamo ad analizzare i singoli mesi, in ciascuno di essi c’è stata una variazione positiva del numero di morti su base annua, con dei picchi particolari nei primi mesi dell’anno e a luglio.
L’epidemia influenzale di gennaio e febbraio ed l’ondata di caldo di luglio hanno inciso in misura importante sulla crescita dei decessi. Non a caso l’85% dell’eccesso di decessi del 2015 è stato registrato nella classe di età 75-95 anni, ovvero le persone maggiormente suscettibili alle variabili climatiche ed epidemiologiche.

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